Fine vita, la scelta del paziente al centro delle decisioni
Ospedale, tribunale, Asl e Università si uniscono in un percorso per affrontare con pazienti e famiglie il tema nelle malattie degenerative.
Un tema delicatissimo quello del fine vita sul quale a Gallarate si è lavorato per oltre due anni. Un lavoro che ha portato allo stesso tavolo i vertici dell’ospedale, gli operatori di Asl e del Tribunale di Busto Arsizio con il supporto degli esperti dell’Università dell’Insubria per raggiungere un protocollo d’intesa sul cosiddetto amministratore di sostegno per le malattie degenerative.
«Troppo spesso si arriva a parlare di questo tema quando è già troppo tardi -spiega il direttore sanitario del San’Antonio, Humberto Pontoni- e quindi si finisce con il fare tutto di corsa». Forse il paziente non è più in grado di esprimersi, forse alla famiglia non è chiara la volontà del malato o forse si ha semplicemente paura di commettere un errore. E così, quando il tribunale è chiamato a nominare qualcuno che compia queste scelte al posto del malato, la confusione rischia di essere tanta.
A Gallarate, però, non sarà più così dal momento che con la firma tra Ospedale, Tribunale, Asl e Università questo delicato processo inizierà con largo anticipo e con il supporto di personale qualificato. Nei reparti che curano i pazienti ammalati di sclerosi laterale amiotrofica e multipla «accompagneremo non solo il paziente ma anche la sua stessa famiglia in questo percorso -continua Pontoni- fornendo gli strumenti per andare poi a identificare la persona che poi potrà essere nominata dal magistrato».
«Il nostro è lavoro ha puntato ad una interdisciplinarità per quei casi in cui non si possono dare risposte semplici -precisa Mario Picozzi, professore dell’Insubria- e mai come in questo caso medico e giurista si devono parlare per curare al meglio le persone». Un progetto che si avvia nel solco di una «medicina del domani che non solo spiega cosa fa ma racconta anche perché lo fa».
Anche sul piano legale, infatti, il progetto avrà importanti risvolti. «Al momento in tribunale a Busto abbiamo aperte un migliaio di procedure in questo ambito», spiega il magistrato Massimiliano Radici, ma ora con un’accordo di questo tipo sarà più facile prendere le decisioni: «Il caso di Eluana Englaro è nato proprio dalla difficoltà di ricostruire la volontà della ragazza -puntualizza- e di casi simili ce ne sono molti».
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