La mozione “anti burqa” spacca la maggioranza
Le opposizioni lasciano l'aula, Lega e Forza Italia si scontrano con il presidente del consiglio comunale e la seduta viene sospesa. Così la delibera contro il Burqa ha finito con il lacerare la maggioranza
Forse in pochi si aspettavano che la delibera anti burqa finisse così: le opposizioni lasciano l’aula, la maggioranza si scontra con il presidente del consiglio comunale e la seduta viene sospesa. E invece è stato proprio questo l’epilogo del consiglio comunale che avrebbe dovuto trattare la questione, l’ultimo del 2015.
Tutto è iniziato quando il presidente Diego Cornacchia ha rivolto un appello a «rinviare alla prossima seduta» perché «la questione è molto delicata e il comandante della Polizia Locale non ha avuto modo di esprimere un parere». Claudio Vegetti, infatti, in commissione aveva preventivato il suo parere negativo alla prima versione del testo che quindi era stato sostituito in tutta fretta da uno nuovo (quello che fa riferimento al Ku Klux Klan, ndr). Una richiesta che è stata rispedita al mittente: «Il regolamento prevede che si possa chiedere un parere immediato, quindi chiediamo che venga espresso ora» ha ribattuto Francesco Speroni, uno dei proponenti del testo.
Deduzioni, controdeduzioni, attacchi, questioni procedurali. Un muro contro muro tra la maggioranza e la presidenza che è continuato fino a quando le opposizioni hanno deciso di abbandonare l’aula. «E’ questo l’interesse della sinistra per Busto Arsizio, una democrazia oscurantista» ha tuonato il capogruppo di Forza Italia, Enrico Salomi, provocando le ire di Walter Picco Bellazzi. «Non accetto lezioni di democrazia -ha sbottato il consigliere democratico-; oggi abbiamo votato a favore di importanti questioni ma se dobbiamo discutere per ore del burqa noi ce ne andiamo».
Un provvedimento che, con i banchi vuoti della minoranza, sarebbe passata senza difficoltà se non fosse stata bloccata dal fuoco amico del presidente Cornacchia che ha forzato la mano, ritirando d’ufficio il punto dall’ordine del giorno. Una decisione che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Speroni ha ordinato ai suoi di abbandonare a loro volta l’aula dando avvio ad una scena paradossale: Diego Cornacchia ha continuato ad esaminare i punti in discussione davanti ad una sala esagonale pressoché vuota fino a quando non ha dovuto constatare la mancanza del numero legale.
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