Gli avvocati di Lucia Uva chiedono solo 1 euro di risarcimento

La scelta è quella di indicare una cifra simbolica per ognuno dei 4 capi di imputazione. La famiglia vuole mostrare che non pensa al denaro

Processo Uva tribunale Varese

Urla di passione in aula. Parole pronunciate con veemenza dall’avvocato Fabio Ambrosetti. La costituzione, la repubblica, la democrazia: citazioni importanti, per difendere l’impianto accusatorio di un processo che il pm Borgonovo ha demolito ma che secondo la famiglia Uva mette in gioco gli stessi fondamenti democratici. Non sono bastate 6 ore, per terminare la requisitoria della parte civile al processo per morte di Giuseppe Uva.

Gli avvocati Fabio Ambrosetti e Alberto Zanzi, legali di Lucia Uva e delle sorelle di Giuseppe, hanno sostanzialmente affermato che un comportamento coercitivo e fuori dalle regole da parte degli imputati, provocò la morte dell’operaio 43enne.

1 EURO PER OGNI CAPO DI IMPUTAZIONE

I legali hanno annunciato che però la famiglia non chiederà un risarcimento, poiché non é interessata a una monetizzazione della morte di Giuseppe; chiederà invece un indennizzo simbolico, 1 euro complessivo per ognuno dei 4 capi di imputazione: omicidio preterintenzionale, arresto illegale, abbandono di incapace e abuso di autorità. 4 euro in tutto.

Secondo l’avvocato Ambrosetti, l’accusa principale, quella di omicidio preterintenzionale é sostanzialmente provata. Uva aveva almeno due lesioni eteroprodotte, una al naso e una sulla calotta cranica.

Anche il solo contenimento da parte delle forze dell’ordine, può aver provocato il cosiddetto trigger che i periti del primo processo hanno individuato come la causa del decesso. Secondo Ambrosetti è vero che quella notte Uva fu ammanettato di spalle, inoltre fu schiacciato da un carabiniere sul sedile della vettura. Un carabiniere parlò di una seconda testata sferrata da solo dall’Uva in caserma ma questa non risulta agli atti e sarebbe stata inventata per coprire il colpo in testa. Ma non solo, la famosa macchia rossa al naso secondo Ambrosetti è stata prodotta da un colpo inferto dopo il trasporto in ospedale, al pronto soccorso.

E dunque è credibile quanto raccontò la teste dell’ospedale Assunta Russo che parlò di forze dell’ordine che circondavano Giuseppe e lo minacciavano dicendo “ti facciamo una menata di botte”. L’uomo sarebbe stato ammanettato e schiacciato in strada; poi portato in caserma: forse picchiato in testa e trasportato in ospedale dove qualcuno lo ha colpito al naso. Quel segno fu notato dalla dottoressa Finazzi, l’unica ad aver affermato che Uva parlò di pestaggio: la stessa dottoressa che secondo il pm Borgonovo avrebbe dato una versione dei fatti non credibile e contraddetta da tutti gli altri testimoni.

L’avvocato Alberto Zanzi ha invece parlato di Alberto Biggiogero: ha sostenuto che l’amico di Uva sia un testimone attendibile ma che abbia avuto delle difficoltà in aula perché torchiato per ben 8 ore da troppe domande, talune anche tendenziose. Per gli avvocati Biggiogero ha dato una versione coerente e sostanzialmente giusta di come andarono i fatti. Si riprende il 5 febbraio.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 29 Gennaio 2016
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