La salma di Lidia Macchi potrebbe essere riesumata a breve
La procura generale di Milano è pronta al nuovo esame del dna sui resti, ma il pg spera in un pentimento di Stefano Binda

Stefano Binda non ha detto nulla ai magistrati, e così l’inchiesta sull’omicidio di Lidia Macchi riparte dai dati scientifici. La Procura Generale di Milano è pronta a disporre la riesumazione della salma.
La speranza è quella di ricercare eventuali tracce di Dna da comparare con il campione prelevato ieri a Stefano Binda. Con quel dna, di certo, si potrà effettuare una nuova comparazione con quello rintracciato sulla busta che conteneva la lettera “In morte di un’amica” inviata ai familiari il 10 gennaio 1987, lettera che secondo le accuse contiene riferimenti alla scena del delitto e sarebbe stata scritta da Binda.
La riesumazione, peraltro, era già stata chiesta nelle scorse settimane dall’avvocato della famiglia Daniele Pizzi, seppure la madre abbia espresso, in qualche intervista, delle perplessità umanamente comprensibili.
Il procuratore generale Manfredda oggi ha riferito all’agenzia Ansa di auspicare una confessione. “Stefano Binda ieri aveva di fronte due possibilità: confessare o avvalersi della facoltà di non rispondere. Ha preferito la seconda. Spero solo che ascolti l’appello accorato della famiglia di Lidia Macchi e soprattutto l’anelito di liberazione della sua coscienza”.
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