Lidia Macchi, cosa accadrà nelle prossime ore
Come procede l'inchiesta: l'accusa vuole interrogare gli amici con l'incidente probatorio. La difesa si oppone e ha fatto ricorso in Cassazione per la scarcerazione

Sono ore decisive per l’indagine sull’omicidio di Lidia Macchi. Il giudice delle indagini preliminari deve decidere, a stretto giro, se accettare la richiesta di incidente probatorio presentata dal pg Carmen Manfredda, per interrogare nuovamente gli ex amici di Stefano Binda. Significa che l’accusa vorrebbe effettuare degli interrogatori, alla presenza degli avvocati, aprendo una finestra di processo in questa fase di indagini. Le testimonianze varranno come prova. Gli avvocati difensori hanno dato parere negativo, ritengono che non ci siano le condizioni (pericoli o minacce per i testimoni). Si cercano nuovi riscontri, ma come è noto non si esclude anche l’individuazione di eventuali complici.
RICHIESTA DI SCARCERAZIONE
Entro 30 giorni la Cassazione deciderà sulla scarcerazione di Stefano Binda, 48 anni, in carcere da dieci giorni con l’accusa di aver ucciso Lidia Macchi. Non è una richiesta di revoca della misura cautelare al Tribunale del Riesame di Milano, ma è un tentativo di ottenere un giudizio di insussistenza delle tre esigenze cautelari contestate: il pericolo di fuga, quello di inquinamento probatorio e quello di reiterazione del reato. E’ una mossa molto importante per la difesa, che punta ad arrivare al processo con l’imputato uomo libero, come accadde a Raniero Busco, l’uomo processato (e infine assolto) per l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Secondo gli avvocati difensori non esisterebbe né il pericolo di fuga né quello di inquinamento delle prove. L’ordinanza ha invece ritenuto possibile la fuga perché Binda non è sposato. Inoltre il fatto che abbia contattato nei mesi scorsi gli ex amici di Cl, viene considerato un tentativo di fare delle pressioni.
I NUOVI INTERROGATORI
Oltre agli interrogatori degli amici più intimi con l’incidente probatorio la squadra mobile sta già provvedendo a risentire la vecchia cerchia degli amici di Stefano e Lidia. Si spera che qualcuno aggiunga un qualunque particolare che aiuti le indagini.
L’EX POLIZIOTTO
L’idea di risentire ancora gli ex ragazzi dell’epoca, fa il paio con quanto affermato dall’ex capo della Squadra Mobile di Varese Giorgio Paolillo. “I ragazzi di Comunione e liberazione durante la nostra indagine del 1987 si chiusero a riccio. Mentre Stefano Binda, l’indagato, per me è un perfetto sconosciuto. Non faceva parte delle persone ritenute più vicine a Lidia”.
(L’intervista a Giorgio Paolillo, nei titoli c’è un errore, la data corretta è il 5 gennaio 1987 e non il 15)
LA RIESUMAZIONE
Si allungano i tempi invece per una possibile riesumazione della salma: gli inquirenti preferirebbero evitarla ma potrebbero esservi costretti. Non si escludono ma non sono in programma al momento prelievi del dna agli amici di Lidia, e nemmeno si starebbe indagando sulla morte del padre di Binda.
L’ALIBI
Si cerca qualcuno che possa smentire o confermare la presenza di Binda alla vacanza di Pragelato del gennaio 1987, a due passi dal Sestriere. In queste ore sembra che sia saltata fuori qualche vecchia fotografia, ma la circostanza non è confermata. Quanto alle testimonianze contenute nell’ordinanza di custodia cautelare, Binda afferma di essere stato, nei giorni del delitto, a Pragelato, a una vacanza di Cl. Gli inquirenti hanno sentito una quarantina di testimoni. La maggior parte afferma di non ricordare se lui fosse presente. Un testimone sostiene che non c’era, mentre un altro testimone dice invece di ricordarselo.
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