Confartigianato a Bellinzona per discutere di Lia
L'associazione di via Milano si sta muovendo a più livelli per arginare gli effetti della legge svizzera sulle imprese artigiane. Mercoledì 10 febbraio il convegno “Lavorare in Canton Ticino: cosa fare adesso?”
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I rappresentanti di Confartigianato Imprese Varese fra pochi giorni saranno a Bellinzona per un confronto con l’Albo imprese artigianali introdotto dalla Legge Imprese Artigianali (Lia) , provvedimento che avrà un impatto economico e operativo non di poco conto sulle imprese italiane che lavorano in Ticino. Questa legge, infatti, mette a rischio circa 5.000 imprenditori artigiani e i loro circa 10.000 collaboratori che, soprattutto da Lombardia e Piemonte, vanno a prestare la loro opera in Canton Ticino e oltre.
All’Albo imprese artigianali si devono iscrivere obbligatoriamente le imprese italiane della filiera casa che lavorano in Canton Ticino, ma anche quelle svizzere, così come deciso dalla Lia in vigore dal primo febbraio 2016. «Il confronto a Bellinzona – spiegano i vertici di Confartigianato – ci permetterà di dare in anteprima, agli imprenditori che varcano il confine per prestare la propria opera ad aziende e/o privati ticinesi, risposte chiare ed efficaci. E di risolvere i primi dubbi e le perplessità che in questi ultimi giorni ci sono stati comunicati dalle imprese».
Tra le domande ricorrenti pervenute agli Artigiani: cosa succede alle aziende che già operano in Canton Ticino e a quelle che vogliono iniziare a operare?Quanto tempo ha un’impresa per regolamentare la propria posizione? E se ha commesse aperte, come si dovrà comportare? Come e quando presentare la domanda di iscrizione all’Albo LIA e quali documenti occorrono? Quanto costa iscriversi all’Albo? L’iscrizione è sempre valida, deve essere rinnovata o è “una tantum”?
L’associazione di via Milano, nonostante alcuni contenuti della legge del Canton Ticino debbano ancora essere chiariti (la normativa è particolarmente articolata), ha deciso di portarsi avanti e per informare gli associati ha organizzato per mercoledì 10 febbraio, dalle ore 18 alle 20, nella Sala Napoleonica del Centro Congressi Ville Ponti di Varese, il convegno dal titolo “Lavorare in Canton Ticino: cosa fare adesso?”. L’incontro è aperto a tutte le imprese, associate e non a Confartigianato Varese. Per partecipare, l’iscrizione è on line su www.asarva.org.
Al convegno parteciperanno Matteo Campari (dell’Area Export di Confartigianato Imprese Varese) e Gianmarco Torrente e Michele Lodigiani, consulenti della Fideconto Consulting di Lugano. Non mancheranno anche professionisti esperti nei temi del lavoro e del fisco, che entreranno nel merito delle complessità che fa delle Lia una preoccupazione in più per tutti quegli imprenditori che già devono assolvere ai numerosi obblighi previsti da altre normative svizzere.
In particolare il convegno si concentrerà soprattutto su tre argomenti: l’equipollenza tra titoli di studio italiani e svizzeri: diplomi, patentini, certificati italiani, la richiesta di referenze che attestino il lavoro compiuto dalle imprese italiane sia in Italia che in Svizzera, la raccolta e la consegna dei tanti documenti ad una Commissione di valutazione: certificato di godimento dei diritti civili, certificato debitorio ad Equitalia, Durc, copia contratto del lavoro…, i costi di iscrizione all’Albo e le sanzioni (fino a 50mila franchi svizzeri) previste per il mancato assolvimento degli obblighi.
Mercoledì alle Ville Ponti, Confartigianato Imprese Varese presenterà anche il suo servizio di affiancamento per le imprese che lavorano oltreconfine e che si trovano a dover fare i conti con la LIA: modulistica, aspetti documentali, equipollenza dei titoli professionali, aspetti economici sono i punti più critici per l’iscrizione all’Albo.
Il convegno segue la presa di posizione di Confartigianato sulla Lia. È di questi giorni la richiesta al Governo – al sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Sandro Gozi – di aprire un confronto con le autorità svizzere per far rispettare i diritti di stabilimento e la libera prestazione dei servizi delle imprese così come sanciti dall’Accordo tra l’Unione Europea e la Svizzera del 21 giugno 1999. L’Accordo stabilisce l’applicabilità delle direttive comunitarie sul riconoscimento delle qualifiche professionali anche ai cittadini elvetici e impone, a sua volta, alla Svizzera di applicare ai cittadini UE le procedure stabilite dalla Direttiva Europea 2005/36/CE in materia di stabilimento e di libera prestazione dei servizi delle imprese.
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