Da Castelletto a Sesto con il “traghetto di Leonardo”
Un progetto propone di collegare le due rive del Ticino con un'imbarcazione "green" ispirata all'invenzione attribuita al genio del Rinascimento
Sfruttare le leggi della natura per superare i limiti che la natura stessa impone. Anche di questo era maestro il genio del Rinascimento, Leonardo da Vinci, a cui è ispirato un interessante progetto che potrebbe unire, nel vero senso della parola, le prime due terre che il fiume Ticino incontra abbandonando il Lago Maggiore: Sesto Calende e Castelletto.
Il “traghetto leonardesco”, di cui è un esempio quello che unisce i moli di Imbersago (Lecco) e Villa d’Adda (Bergamo), è un’invenzione che, secondo gli studiosi, potrebbe risalire al periodo in cui il maestro di Vinci si trovava a lavorare alla corte di Ludovico il Moro (leggi per approfondire la storia di questa invenzione e le sue applicazioni). In estrema sintesi il funzionamento di questa imbarcazione non prevede l’utilizzo di motori, ma si basa su un collegamento, tra le due sponde, mediante un cavo d’acciaio. La corrente del fiume, l’utilizzo del timone e la particolare forma degli scafi permettono di far muovere la piattaforma da una sponda all’altra trasportando anche carichi pesanti.
La possibilità di utilizzare questa tecnologia “green” per collegare la sponda lombarda e quella piemontese del Ticino è diventata di recente argomento di attualità: il Comune di Castelletto Sopra Ticino ha sottoscritto un protocollo di intesa con l’Ente di Gesione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore per partecipare al Bando “Interventi Emblematici” della Fondazione Cariplo per finanziarne la realizzazione. E l’idea sembra, per il momento, incontrare il favore delle due sponde: «Il sindaco di Castelletto mi ha parlato di questo progetto tempo fa – spiega il sindaco di Sesto Calende, Marco Colombo – e ben venga tutto ciò che può valorizzare la nostra città e portare nuovi turisti e visitatori. Prima di decidere, tuttavia voglio conoscere tutti i dettagli dell’intervento e capire quale impatto ambientale ed estetico potrebbe avere per il lungo fiume».
Una curiosità d’archivio (per la quale ringraziamo la nostra lettrice Elena Zeni): a inizio secolo esisteva già un collegamento a fune. Lo si può vedere dalla foto pubblicata qui sopra.TAG ARTICOLO
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