L’addio a Isidoro Zaro: “Un sorriso accogliente”
In tanti per l'ultimo saluto, il titolare della gioielleria in Corso Italia scomparso pochi giorni fa, mecenate della cultura cittadina
«Una presenza alta nella nostra città: senza di lui, Gallarate è un po’ più povera». Con Isidoro Zaro se ne va un mecenate della cultura, un uomo che è stato prezioso per tutta la comunità gallaratese. Moltissime persone sono venute a rendere omaggio ad Arnate a Zaro, riempiendo anche la piazza che porta il nome di suo fratello Luciano.
Don Alberto Dell’Orto, che ha concelebrato le esequie, nell’omelia l’ha ricordato con parole intense, frutto di una lunga conoscenza e di una amicizia costruita nel tempo: «Un amico dal sorriso accogliente: per essere amici bisogna essere onesti, fare osservazioni che aiutano a crescere, a saper scegliere». In tanti ricordano l’affabilità, ma anche la franchezza di Isidoro Zaro, che sapeva essere chiaro e trasparente (in termini filosofici, ma anche cristiani, si direbbe “parresia”).
Don Alberto ha ricordato la figura di Zaro nella comunità cittadina, fatta di professionalità nell’oreficeria costruita negli anni, con umiltà e dedizione al lavoro, da lombardo. Ma Zaro era anche una persona ricca «di grande attenzione per tutto quello che accadeva, anche nel sostegno per le opere culturali presenti nella città». Nelle file del Lions e per passione personale ha sostenuto molte iniziative d’arte e cultura (oltre che sociali), con quella attenzione particolare che «ha fatto di Gallarate per lungo tempo punto di riferimento», a partire da quel Teatro delle Arti a cui hanno donato anni di impegno volontario.
Don Alberto ha ricordato che Zaro sapeva «dare precedenza all’umano rispetto a quel che è espressione dell’uomo. La città per esempio non è fatta di palazzi, ma di relazioni, di incontro: quante volte l’abbiamo visto invitare qualcuno a prendere un caffè, a discutere? Isidoro era una presenza alta, nel suo modo di essere accogliente. Gallarate è un po’ più povera, ora che non è più qui».
Emozionato anche l’architetto Paolo Martinelli: «Il mondo della gioielleria è un mondo spesso falso, di relazioni che solo con un eufemismo si possono definire umane. In questo mondo falso e ipocrita ho avuto la fortuna di incontrare una persona autentica, il signor Isidoro”. Cercando una parola unica per descriverlo, ha usato il termine “bonarietà”: «dolcissimo, tenero, mite e affettuoso verso tutti, dall’essere mecenate per tante attività culturali all’offrire il caffè a chi incontrava».
A rendergli omaggio c’erano gli stendardi dei Lions e dell’Anpi, il sindaco, ma soprattutto c’erano tanti amici e persone che a Gallarate l’hanno conosciuto e apprezzato. «Intere generazioni di gallaratesi hanno fatto anelli di fidanzamento e fedi da lui, nonni, padri, figli» sintetizza con immagine efficace l’assessore Angelo Bruno Protasoni. Un’esperienza costruita con umiltà, partendo da garzone di bottega e studiando per anni, fino agli ultimi giorni.
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