“Niger o Italia, siamo tutti solo persone”
Don Giuseppe Noli ha spiegato al mensile della parrocchia, "La Concordia", la scelta di operare come missionario in Niger
«Un’altra esperienza in un paese molto povero, ma con la caratteristica del contesto mussulmano, per cercare di capire la realtà di questa religione e di vivere insieme la povertà». Così don Giuseppe Noli ha spiegato al mensile della parrocchia di Tradate, chiamato la Concordia, la scelta di operare come missionario in Niger, dopo l’esperienza ad Haiti.
Don Noli, infatti, è alla sua terza destinazione in uno dei paesi più poveri del mondo: prima a Guacho in Perù, dove è rimasto 12 anni, poi ad Mare-Rouge sull’isola di Haiti, dove con l’aiuto della comunità di Abbiate ha contribuito fattivamente a realizzare acquedotti e scuole. Poi da due anni si trova in Niger, nell’Africa centrale, nella zona chiamata Dosso.
Don Giuseppe è tornato ad Abbiate Guazzone lo scorso me se di novembre e “La concordia” ha pubblicato il risultato di un incontro in cui il prete ha spiegato la situazione: «Al suo ritorno avrà residenza a Gaya: entrambe le località si trovano al sud-est del paese – si legge sul mensile -. Nella zona non è presente fanatismo religioso o terrorismi di tipo islamico».
«Riassumendo la sua esperienza del primo anno di soggiorno in questa terra – si legge sul giornale della Parrocchia – don Giuseppe parla di presenza, osservazione, ascolto, comprensione e ricerca di comunicazione. Il tema è stato accogliere vedere cosa si può fare per una realt- che una storia di presenza verso i più poveri. Uno dei pilastri dell’Islam è infatti l’elemosina».
E ancora: «Il rapporto con la religione vissuta dagli islamici è però profondamente diverso da come lo vive un cristiano: per il cristiano essere religioso è una scelta di coscienza e libertà, mentre per l’Islam la religione è costituzione obbligata della vita di ciascuno: la mancanza di Dio è come la mancanza di un elemento primordiale senza cui non si può vivere, come l’acqua. Ma, afferma con determinazione don Giuseppe, sono persone là, come siamo persone qua. E dimenticare questa realtà comporta una deformazione di coscienza di questo mondo».
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