«Umberto Eco, uomo grandioso per modestia e semplicità»
Il ricordo dell’intellettuale Moni Ovadia, amico dell’accademico e scrittore appena scomparso, interviene a Filosofarti per raccontare aspetti inediti di uno dei più grandi pensatori del nostro tempo
«Un uomo vero mantiene la freschezza della sua umanità senza tirarsela troppo». Quell’uomo ha un nome e un cognome: si chiamava Umberto Eco, e dalla notte scorsa non c’è più.
Per caso una persona che conosceva bene il Professore ha parlato di lui in un incontro pubblico sabato pomeriggio, a Gallarate. Moni Ovadia, attore e drammaturgo di fama, era infatti alla prima giornata del festival di filosofia “Filosofarti”, e nella sua lezione ha ricordato l’amico, «una delle personalità più prestigiose, mondiali, del nostro tempo, che non aveva un’oncia di prosopopea, non aveva un’oncia di supponenza di sé».
Dietro quei grandi occhiali, il sigaro al bordo della bocca con cui venne più volte immortalato, fra quella barba folta che a prima vista poteva incutere soggezione Ovadia racconta di un carattere inaspettato, che solo chi conosceva Eco può permettersi di svelare con parole semplici: «Un ragazzone goliardico con cui era bello parlare e raccontare».
C’è poi il sogno di Eco, anche questo inedito, che l’intellettuale di origini bulgare ma milanese da sempre, ha confessato alla platea attenta ed emozionata: «Trascorrevamo notti a raccontarci storielle ebraiche, e barzellette. Un giorno mi disse: “Sai che dovremmo fare? Prendere la Transiberiana andata e ritorno e passare tutto il tempo a raccontarci storie”. Questo era Eco: un uomo grandioso per questa sua semplicità e modestia spontanea».
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