Dimissioni del lavoratore, la nuova norma è per i furbetti

L'Ordine e l'associazione dei consulenti del lavoro critica la nuova disciplina che entrerà in vigore il 12 marzo prossimo. Vera Stigliano e Ferdinando Butto: «Non semplifica e non riduce i costi. Meglio quella c'è»

Ims, consegnate le lettere di licenziamento (inserita in galleria)

Non è detto che le novità legislative migliorino sempre la realtà. Un esempio è la nuova disciplina in tema di dimissioni del lavoratore dipendente che non solo non semplifica, non snellisce la procedura, non riduce i costi, ma paradossalmente potrebbe favorire i soliti furbetti, come sottolineano l’Ordine el’Associazionedei consulenti del lavoro della provincia di Varese.

A partire dal 12 marzo prossimo, in caso di dimissioni il lavoratore deve obbligatoriamente chiedere un Pin ( cioè un codice) personale e avere a disposizione un personal computer collegato a Internet per accreditarsi, compilare il modello di dimissioni, inviarlo alla Direzione territoriale del lavoro (Dtl), al datore di lavoro e in caso di ripensamento riaprire l’intera procedura e completare un’ulteriore passaggio per la revoca. Nel caso non possedesse un personal computer il lavoratore potrà usare quelli della Dtl, del collocamento o degli enti autorizzati.

Un eventuale utilizzo in malafede di questa procedura comporterà inevitabilmente le seguenti conseguenze: 1) l’assenza del lavoratore sul luogo di lavoro comporterà una contestazione disciplinare a carico del datore di lavoro ed un relativo spreco di tempo/costi amministrativi per redigere le pratiche; 2) decorsi i termini di legge si dovrà necessariamente procedere al licenziamento del lavoratore e anche al pagamento dellaTassa di licenziamento” ovvero nel più grave dei casi il lavoratore potrebbe impugnare il provvedimento disciplinare in sede sindacale/giudiziaria; 3) conseguentemente il lavoratore  potrà accedere all’ammortizzatore sociale (Naspi); 4) il datore di lavoro e l’intera società sopporteranno costi ingiustificati e iniqui.

«Si vuole far credere – commentano insieme Vera Lucia Stigliano, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro della provincia di Varese e Ferdinando Butto, presidente dell’associazione consulenti del lavoro  – che lo scopo di tale normativa sia scongiurare il fenomeno delle cosiddette “dimissioni in bianco“: si può affermare invece – con  assoluta certezza-  che la procedura attualmente in vigore, attraverso la convalida delle stesse da parte del lavoratore, è più che sufficiente. È opportuno che tutti  prendano coscienza degli effetti economicamente devastanti che potranno derivare da una normativa pensata per semplificare e tutelare i più deboli ma che in sostanza finirà per agevolare i troppi “furbetti” che ormai da troppo tempo sfruttano il sistema Italia».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Marzo 2016
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