Exodus riapre villa Calderara
Don Mazzi ha partecipato all'incontro di presentazione della villa comunale affidata a Exodus: oggi un presidio educativo, in futuro anche anche alloggi per chi è in difficotà
Dopo quasi un anno di lavori, rinasce lo spazio di Villa Calderara, sulla collina tra Cedrate e Cassano: «un presidio educativo e formativo» che sarà gestito da Exodus in collaborazione con parrocchie e welfare locale, ma anche uno spazio che sarà anche aperto alla città.
Esattamente un anno fa, i richiedenti asilo ospitati hanno lasciato gli spazi di Villa Calderara (durante il soggiorno sulla collina avevano già “riaperto” il parco) e si è aperto il cantiere gestito da Exodus. A distanza di un anno, il primo lotto di lavori è concluso: nella mattina di giovedì 17 marzo si è tenuta la cerimonia di riapertura, con la partecipazione di don Antonio Mazzi “anima” di Exodus, il sindaco di Gallarate Edoardo Guenzani, il vicario episcopale monsignor Franco Agnesi, il decano monsignor Ivano Valagussa e tante persone e associazioni coinvolte.
L’idea di affidare ad Exodus l’edificio comunale di Villa Calderara – sulla base di un accordo decennale in cui la Fondazione si fa carico del restauro dell’edificio – è stata avanzata ormai da tre anni e ora trova compimento, dopo la prima fase di lavori (curati dagli architetti Lovetti e Albano). Nel tempo il progetto si è evoluto e oggi la villa diventa «un presidio educativo e formativo», come ha spiegato Franco Taverna, educatore di Exodus. «Un luogo – ha ggiunto Bruna Dentella – per promuovere benessere nel territorio, in rete con i servizi sociali, le parrocchie, le associazioni». La villa diventa sede di progetti sociali come il Don Milani 2 (contrasto alla dispersione scolastica, vedi qui), di attività educative, laboratori e corsi rivolti ai ragazzi, di ritrovo e orientamento educativo per adulti, genitori, famiglie. E infine anche un luogo aperto alla città (e al territorio in generale) per iniziative culturali, artistiche, momenti conviviali (la villa ha anche l’ampio parco recuperato).
Il progetto ridefinito ha consentito di superare anche i timori emersi inizialmente tra i residenti del piccolo quartiere sulla collina, che temevano attività di recupero di tossicodipendenti (“vocazione” originaria di Exodus). L’ha ricordato il sindaco Guenzani, parlando di un progetto attuale che «ha suscitato supporto da parte della popolazione del quartiere». Il contributo dato alla città si arricchierà successivamente (terzo lotto) anche di «due alloggi per i servizi sociali», destinati dunque «per le esigenze del bisogno nella nostra città».
Nel suo intervento, con i consueti modi vivaci, don Mazzi ha ricordato «l’affetto particolare per Gallarate», dove la Fondazione è attiva da vent’anni. «L’esperienza a Gallarate è nata “di pancia”, se fosse nata “di testa” non ci sarebbe nulla di tutto questo. Siamo partiti senza progetto, il progetto era solo salvare chi non aveva speranza» ha esordito il sacerdote, ricordando gli anni in cui la grande emergenza erano le droghe pesanti (esperienza, diretta e indiretta, oggi quasi rimossa dalla memoria collettiva). «Oggi parte il domani di Exodus».
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