Finmeccanica cambia nome, si chiamerà Leonardo
Il bilancio fa registrare un utile netto di 527 milioni. Migliora l'indebitamento
Finmeccanica da oggi si chiamerà Leonardo. Il gruppo industriale pubblico più importante d’Italia cambia la sua carta d’identità. Una scelta che guarda alla tradizione genialoide del Belpaese celebrata in tutto il mondo . Il nuovo nome ora dovrà essere sottoposto all’assemblea dei soci (il 40% è del ministero del Tesoro, azionista di maggioranza).
Proprio due giorni fa, durante un consiglio comunale aperto a Samarate dedicato a Finmeccanica, a cui avevano partecipato moltissimi lavoratori di AgustaWestland e Alenia Aermacchi, i due gioielli del gruppo che producono in provincia di Varese, tra le preoccupazioni sollevate c’era anche quella dell’abbandono del vecchio brand. Ora che il cambiamento è reale, non resta che vedere la reazione del mercato.
Insieme al nuovo nome verrà sottoposto ai soci il bilancio che vede un calo degli ordini, elicotteri in particolare, a una crescita del fatturato grazie soprattutto all’elettronica per difesa e sicurezza. Il bilancio chiude con un utile netto di 527 milioni di euro, risultato dovuto anche alla vendita del settore trasporti (Ansaldo Breda e Ansaldo sts) ai giapponesi.
Il portafoglio ordini è a quota 28,7 miliardi, sostanzialmente invariato, i ricavi ammontano a 12,99 miliardi di euro facendo segnare un +1,8% rispetto al bilancio del 2014, risultato dovuto all’effetto favorevole dei tasis di cambio). L’indebitamento netto scende sensibilmente a 3,27 miliardi (-17%) grazie alla vendita delle Ansaldo
«I risultati del 2015 – fa sapere l’azienda a margine del cda – confermano il significativo miglioramento del gruppo sotto il profilo economico e finanziario rispetto all’esercizio precedente, in linea con quanto già evidenziato nei 3 trimestri. In particolare, Finmeccanica ha registrato nel 2015 una significativa crescita in termini di redditività, con un incremento a livello di EBITDA (l’utile prima degli interessi passivi, imposte, svalutazioni e ammortamenti su beni materiali e immateriali, ndr) del 19% rispetto al 2014, di EBITA del 23%, di EBIT del 48%. Il risultato netto ordinario, ottenuto depurando il risultato dalla plusvalenza rilevata sulle cessioni nel settore trasporti, risulta 17 volte superiore a quello del 2014».
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