La bottega centenaria che resiste ai supermercati: “Un peccato perderla”
Amedea e Ugo hanno deciso di rilevare il piccolo negozio di alimentari del paese: circa 250 abitanti e una ventina di clienti al giorni

Hanno deciso di prendere in gestione il piccolo alimentari appena hanno saputo che rischiava la chiusura. Amedea e Ugo sono nuora e cognato e a dicembre del 2015 hanno rilevato lo storico negozio del paese. «La precedente proprietaria aveva deciso di chiudere dopo vent’anni di attività, ci è sembrata una bella opportunità».
Il negozio è situato a pochi metri dalla banchina, nella piazzetta che vede il via vai dei passanti. All’esterno non ci sono insegne ma è facilmente riconoscibile dalle vetrine che espongono generi alimentari, come si faceva una volta. «Ha il suo stile, è vintage», spiega Ugo sorridendo, «e deve rimanere così».
Aperto dal 1850, come raccontano i proprietari, una volta era l’osteria del paese. Negli anni è diventato l’alimentari e ancora oggi è uno di quei negozi dove trovi il pane ma anche il dentifricio, il detersivo dei piatti, il sapone e le spugnette per la casa. «E’ un piccolo mini-market. Il supermercato più vicino da qui è a Laveno Mombello e molte persone, sopratutto anziane, non possono arrivarci facilmente».
Quello di Amedea e Ugo è un servizio molto importante, anche se la clientela resta quella di un paese rivierasco che si anima sopratutto d’estate. «Siamo circa 250 abitanti, con i turisti diventiamo il triplo. L’inverno è il periodo più difficile». Eppure si cerca di far di tutto perchè negozi come questo non spariscano: «Abbiamo una ventina di clienti al giorno e vendiamo circa 7 kg di pane, seguono affettati e formaggi. Abbiamo anche frutta e verdura fresca e cerchiamo di non far mancare niente. Sapevamo a cosa andavamo incontro, è stata una scelta legata all’amore per il paese più che una scelta economica».
Dismessi i panni di commerciante a Milano, Ugo ha quindi deciso di aiutare la cognata in questa attività:«Per me è stata un’opportunità, ero disoccupata – spiega invece Amedea, 52 anni e il sorriso sulle labbra -. In questi mesi le cose stanno andando bene. Uno degli aspetti più belli di questo lavoro è che c’è sempre il tempo per fare due chiacchiere con chi entra nel negozio». Certo l’impresa resta difficile: «Sarebbe bello avere altri commercianti intorno, botteghe d’artigianato o altro. Renderebbe il paese più vivo ed attrattivo». Di fianco alla “Botteguccia” c’è un piccolo negozio di abbigliamento, poco distante un gelataio e due bar.
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