Paolo: “Non dimentico i piccoli ugandesi, aiutatemi a insegnar loro a leggere”
Il fotografo Paolo Biasibetti, di ritorno da un viaggio in Uganda sulle orme di don Vittorione, non ha potuto dimenticare i bambini incontrati: e propone a tutti noi un progetto

«Una volta rientrato a casa è doveroso un bilancio tra cosa mi sono portato a casa e cosa ho lasciato in Karamoja. Questa esperienza è stata incredibile, un insieme di sensazioni, emozioni e stati d’animo che mi hanno travolto ogni istante di questo viaggio».
Paolo Biasibetti, fotografo varesino, si rivolge così a chi ha seguito il suo straordinario viaggio in Uganda, durato un mese, da metà gennaio a metà febbraio. Un viaggio fatto insieme all’associazione di don Vittorione, Africa Mission Cooperazione e Sviluppo, che è rimasto scolpito nel cuore: «È stata la mia prima volta in Africa e la mia prima volta in Karamoja. Prima di partire ho letto, visto video, ascoltato testimonianze ma è vivendola che ti cambia la vita che ti cambia il modo di vedere le cose, che cambia l’ordine dei valori nella lista delle priorità».
La sua sensazione è stata all’inizio di incredulità: «Non potevo credere che nel 2016 la situazione potesse essere ancora così disperata. L’incredulità lascia posto alla tristezza alla disperazione all’impotenza. Per esempio, i primi giorni mi è successa una cosa strana, non me la sentivo di fotografare, avevo paura di ledere la loro dignità».
Ora però: «Mi porto a casa la consapevolezza di poter e dover fare qualcosa per tutti i bambini che ho visto – spiega Paolo – Bambini che mi hanno riempito gli occhi e il cuore con i loro sorrisi. In Karamoja ho lasciato un pezzo di me». In particolare Paolo si è portato a casa un’idea, un progetto da realizzare per loro, e spera che qualcuno voglia provarci insieme a lui.
Il progetto di Paolo si chiama “Una scuola sotto l’Albero” e parte come progetto pilota di circa tre mesi, che ha l’intenzione di dare un alfabetizzazione di base a quanti più bimbi possibile: insegnare gratuitamente a leggere, scrivere, contare e firmare, con lezioni di tre mattine alla settimana per qualche ora, con magari una una merenda finale che possa stimolare lo studio.
«Nei villaggi la maggior parte dei bambini sono pastorelli analfabeti e cosi resteranno, cresceranno, e alleveranno a loro volta i loro figli. La scuola costa, anche a livelli bassi, e pochi possono permettersi questo, la scuola non è obbligatoria nemmeno a livelli di basa. Ma il minimo per comprendere, firmare, contare è importante, e farebbe cambiare molte cose in quei territori. A farlo, potrebbero essere persone del posto già alfabetizzate, in modo che possano col tempo organizzarsi da soli».
Una piccola cosa, per sconfiggere l’analfabetismo assoluto, su cui si può lavorare: suggerimenti e proposte si possono lanciare sulla pagina Facebook che Paolo ha aperto per il viaggio.
Intanto, le foto del viaggio diventeranno una mostra: che si svolgerà alla Villa Baragiola di Varese, dal 30 marzo al 19 aprile.
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