Duecento ragazzi determinati: i volontari della Croce Rossa
Diverse le storie personali che hanno portato molti ragazzi a entrare in Croce Rossa. Dai 14 anni ci si può inserire in una realtà che aiuta a crescere e a migliorarsi
Quando Marco è entrato in Croce Rossa aveva 14 anni: « Volevo restituire il grande aiuto che avevo ricevuto in un momento difficile».
Anche Sara, tolta la divisa degli scout, voleva continuare a impegnarsi per il prossimo: « A 14 anni avevo voglia di fare la volontaria. È stata mia madre a suggerirmi la CRI». Per Nicole la Croce Rossa è stata la spinta a vincere le proprie paure e l’ansia.
E poi ci sono le storie di Stefano, Simone, Chiara, Daria….
Sono duecento i giovani del comitato di Varese della Croce Rossa: « Dai 14 ai 32 anni – racconta il responsabile Stefano – siamo diventati un gruppo molto affiatato. Colleghi in turno e amici fuori».
Ciò che rende speciale questa loro amicizia è la voglia di mettersi in gioco e migliorare per aiutare gli altri: « Sono moltissime le attività che si fanno in Croce Rossa – racconta Sara – salire in ambulanza è solo una delle tante».
Per diventare volontari occorre seguire un corso di 65 ore. Per prestare soccorso si deve superare un esame che gestisce Areu, l’Agenzia del 118 : « Quando parti per una missione spesso non sai cosa ti aspetta – spiega Simone – esci con informazioni di massima. La forza sta nel gruppo, nell’equipaggio, perché c’è sempre sintonia. La squadra lavora insieme e ci si aiuta l’uno con l’altro. Spesso basta un’occhiata per intenderci».
È quello che si chiama “spirito di corpo” che si crea quando si è chiamati a superare momenti difficili, tra chi deve affrontare emozioni forti: « Nel momento del soccorso non si ha il tempo di pensare: c’è troppa agitazione tra chi sta male e i parenti angosciati che si affidano a te – chiarisce Stefano – L’ansia e l’emozione, magari, affiorano successivamente, quando si razionalizza ciò che si è fatto. Poi, con l’esperienza, anche questa consapevolezza diventa più matura e la paura cede il posto alla determinazione».
Questi ragazzi imparano a gestire le emergenze sanitarie: « Mi sono ritrovata per ben due volte a fare una disostruzione pediatrica – ricorda Chiara – ero da sola, senza il mio gruppo. Ricordo di aver avuto un attimo di sbandamento proprio perché ero sola. Poi mi sono fatta forza e sono intervenuta. La prima volta la bimba aveva appena dieci giorni».
Sapere cosa fare e come farlo dà sicurezza e, piano piano, aumenta l’autostima e la consapevolezza della propria utilità: « Le situazioni più difficili da gestire sono quelle che coinvolgono persone ubriache o sotto l’effetto di stupefacenti – spiega Stefano – Non si sa mai quale possa essere la loro reazione. Quando, invece, vediamo che le condizioni per operare sono difficili, ci sono risse o minacce, allora ci ritiriamo, ci chiudiamo in ambulanza e ci allontaniamo. La prima regola che ci insegnano è che non si deve soccorrere il soccorritore. Quindi non dobbiamo mai metterci in pericolo».
I volontari fanno turni di 10 o 17 ore, soprattutto di notte o nei weekend: « Di sera si arriva in sede, si controlla l’ambulanza, si cena, si chiacchiera, si guarda la TV o si gioca. Poi si va nella camerata a dormire, pronti a intervenire in caso di chiamata. La mattina, a turno finito, ci facciamo una doccia e andiamo a scuola o al lavoro». Le camerate sono due: il turno per il 118 e quello per le attività di supporto come trasferimenti o dimissioni da ospedali o autisti della guardia medica: « In tutto siamo 13 volontari per 4 mezzi ( autista, team leader e il soccorritore) più il centralinista».
Ma non c’è solo l’ambulanza. I volontari sono impegnati anche in attività di promozione con i gazebo in centro città, di soccorso in bicicletta, le domeniche pomeriggio, oppure con la distribuzione di vivere tra i poveri, piuttosto che animazione per bambini alle feste per raccogliere fondi da destinare alle opere che si realizzano, come la scuola ad Haiti.
E poi ci sono tutti gli incarichi nazionali o internazionali: Marco è stato in Emilia, tra i terremotati, Simone ha vissuto le ore dell’emergenza profughi al Cara di Mineo.
E , ancora, i corsi aperti alla popolazione: dagli asili, alle scuole superiori fino agli adulti, sono a disposizione per insegnare a prestare soccorso, le prime manovre e le azioni da fare in attesa che arrivino loro, sull’ambulanza del 118.
( per info su corsi e attività www.crivarese.it)
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