Fontana contro Polita, Bertolaso sarà testimone

E' solo un processo per diffamazione, ma dietro c'è una lunga e intricata vicenda di affari e politica

sandro polita

E’ un processo apparentemente minore, quello iniziato oggi al tribunale di Varese: un’accusa di diffamazione che il sindaco Attilio Fontana ha sollecitato alla magistratura con una querela ai danni dell’imprenditore Sandro Polita. In una mail inviata al sindaco, al comune e ad alcuni giornalisti (tra cui noi) nel dicembre del 2014 Polita riferì di alcune affermazioni su Fontana emerse da un’inchiesta della magistratura. Com’è noto, Polita è stato un imprenditore in pieno fulgore, nel 2008, in occasione dei campionati mondiali di ciclismo di Varese, quando ottenne il permesso dal commissario straordinario Guido Bertolaso di edificare l’hotel di Capolago. Polita non effettuò tuttavia tutte le opere che aveva promesso in cambio del permesso: egli sostenne che il comune aveva un po’ cambiato la carte in tavola, Palazzo Estense gli chiese i danni e così via.

Nel mezzo di questo tira e molla Polita fu coinvolto in una inchiesta della procura di Varese che finì per aggredire diversi suoi patrimoni, coinvolgendolo in una serie di fallimenti. Anche la vicenda della vendita della clinica La Quiete finì in un calderone giudiziario con cause civili, e addirittura Polita è coinvolto come  testimone chiave di un’altra inchiesta sulla sanità lombarda in cui è stato tirato in ballo l’ex senatore di Forza Italia Antonio Tomassini.

Il polverone giudiziario va avanti da diversi anni. Polita, più volte, ha sostenuto che i politici un tempo lo omaggiavano mentre oggi lo tengono alla larga perchè lui avrebbe molte cose da dire. Ma soprattutto afferma che il pm Agostino Abate, che indagò sui suoi affari, aveva un pregiudizio nei suoi confronti ed era dietro a molti suoi guai. E’ per questo che Polita è stato tra i primi a gioire quando il pm Abate venne trasferito a Como su decisione del Csm.

L’imprenditore tuttavia contesta anche la legittimità a indagare su di lui da parte del pm Sabrina Ditaranto, il magistrato che ha preso in carico l’inchiesta, terminata con 11 persone indagate di fronte al gup. La settimana scorsa Polita ha portato in tribunale Valerio Onida, presidente emerito della corte costituzionale, che gli ha presentato una richiesta di remissione del processo per legittimo sospetto in cui si contesta, tra l’altro, l’operato di tutti i giudici e i commercialisti che hanno avuto a che fare con la sua vicenda. Polita afferma che sono tutti indagati a Brescia, anche se si tratta di indagini che derivano sempre dalla stessa circostanza: egli ha denunciato praticamente ogni giudice che si sia occupato dei suoi casi.

Ed ecco che si arriva alla giornata di oggi: in questo clima complesso in cui Sandro Polita ritiene doveroso sollevare un polverone giudiziario per difendere i suoi interessi, inizia un altro processo che lo vede imputato.  Il 9 dicembre del 2014 Polita invia una mail che riceviamo anche noi giornalisti, in cui accusa il sindaco Fontana di essere vicino alla massoneria, cita il vicesindaco Morello e allude a non meglio specificati giri di soldi. Il sindaco Fontana lo querela e si arriva al processo. Oggi si è aperto il procedimento e il 27 giugno, a urne chiuse, sarà ascoltato Fontana. Ma la lista testi è lunga. Ci sono gli assessori Binelli, Morello, il sindaco Fontana e Guido Bertolaso che allora autorizzò l’hotel di Capolago, con il benestare della politica. Fontana è difeso da Gianfranco Orelli (già Elia Del Grande), Polita da Ivano Chiesa (già Fabrizio Corona). Sarà un’occasione per trasformare un piccolo processo per una mail, in una nuovo capitolo di questo thriller politico? Il rischio c’è.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 04 Aprile 2016
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