“Pubblico e privato insieme nella cura dell’autismo”
Il primario di neuropsichiatria di Varese replica alle critiche di genitori e operatori e spiega ciò che si fa e le finalità degli interventi
Dopo la lettera di contestazione di un gruppo di genitori e operatori della neuropsichiatria infantile di Varese, il dottor Rossi spiega il suo pensiero con una lunga lettera in cui affronta anche la questione dell’assistenza pubblica e privata
Tengo a spiegare il mio pensiero rispetto all’autismo, non emerso nell’articolo pubblicato su Varesenews, considerati gli equivoci insorti con diversi genitori di bambini autistici. Ripeto cose note alle famiglie che hanno scritto protestando, e che sono certamente ben note anche a me.
Quella che segue è ormai da molto tempo la mia cognizione dei problemi e il modo in cui mi esprimo. I disturbi dello spettro autistico sono condizioni di varia gravità. Che l’autismo sia disturbo che accompagna tutta la vita le persone che ne soffrono e le loro famiglie è un dato di fatto, riportato in tutta la letteratura.
La qualità di vita può essere molto diversa. I modelli di intervento disponibili e indicati dalla letteratura internazionale ottengono miglioramenti nella stragrande maggioranza dei soggetti, tanto più gli interventi sono precoci e intensivi; l’entità del cambiamento dipende da varie componenti, comprese le caratteristiche individuali.
I soggetti che da adulti avranno una vita indipendente sono, a seconda delle statistiche, dal 10 al 30 %. Gli altri avranno bisogno di sostegno più deciso anche da adulti. Tanto più le persone autistiche sono all’estremo inferiore dello spettro (con limitata o nessuna compromissione intellettiva) tanto migliori sono le possibilità di cambiamento; per i soggetti più gravi (per esempio con grave disabilità intellettiva) i cambiamenti sono più limitati, e uno degli obiettivi diventa anche mantenere il maggior benessere possibile, benessere che comprende l’assenza o la scarsità di disturbi come angoscia, auto od eteroaggressività, o altri disturbi psicologici.
Regione Lombardia si è organizzata da tempo con il privato convenzionato, e in provincia di Varese esistono strutture che da tempo lavorano adeguatamente con i bambini e adolescenti autistici (La Fondazione Piatti, che aprirà a breve una struttura a Varese per l’intervento precoce, Il Seme di Cardano al Campo, La Nostra Famiglia, in particolare nella struttura di Bosisio Parini, fuori provincia ma dentro la nuova ATS, ex ASL, che comprende Varese e Como, così come Villa Santa Maria di Tavernerio); a queste strutture noi stessi inviamo i bambini autistici per il trattamento, anche intensivo.
Aggiungo anche la considerazione che l’attenzione del governo all’autismo con la recente legge, lo stanziamento di 50 milioni di euro a copertura delle prestazioni previste nei Livelli Essenziali di Assistenza sono passi molto importanti, ma se si vuole che la risposta ai problemi sia migliore da parte del servizio pubblico, i servizi di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza vanno in realtà meglio garantiti dalle regioni italiane, sia in funzione di una diagnosi sempre più precoce, con l’aiuto dei pediatri, sia di un intervento terapeutico che integri e migliori le risorse, insufficienti, già esistenti. L’iniziativa più prossima della UONPIA di Varese è una giornata congressuale il 21 giugno, primo passo di una formazione più sistematica degli operatori sul modello di intervento precoce denominato “Denver” (Early Start Denver Model), che ha buone evidenze di efficacia; ho già richiesto ad altre UONPIA lombarde di costituire un consorzio per sostenere le future spese di formazione, con finanziamenti regionali.
Quanto alla paura del diverso, è improbabile che chi ha scelto di fare il neuropsichiatra dell’infanzia e adolescenza abbia paura o sostenga la paura del diverso, e certamente ciò non fa parte del mio modo di sentire, chi mi conosce lo sa.
Dr Giorgio Rossi
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