Thanks for vaselin porta in scena il nuovo proletariato metropolitano
Uno spettacolo complesso e profondo che merita di essere visto
“Thanks for vaselin”, andato in scena al Cinema Teatro Nuovo, è uno spettacolo complesso e ben costruito che passa dalla commedia al dramma, e che si regge – e ruota – prevalentemente sulle figure brillanti della madre, interpretata da una Beatrice Schiros ieri sera al massimo della sua performance e del figlio, interpretato da un bravissimo Gabriele Di Luca, che ne è anche il drammaturgo.
Una madre che sente di aver sbagliato tutto nella vita, dipendente dal gioco, che si arrabatta nella vita, e moglie di un transessuale dedito alle sostanze stupefacenti e vittima di una setta religiosa che cercherà di sottrargli la casa, e che lo guiderà a prendere parte ad un suicidio di massa. Un figlio che ha una visione cinica dell’esistenza stessa, e che si guadagna da vivere come ultimo anello della catena dello spaccio di droghe leggere. La Compagnia Carrozzeria Orfeo, nata nel 2007, è già nota alle cronache teatrali grazie ad un buon trittico su nuovi vizi e dipendenze.
Ciò a cui assistiamo è lo spaccato di una società costituita dal nuovo proletariato metropolitano: realtà estremamente composita e variegata; fatta dagli emarginati, immersa nella criminalità di massa, nella disperazione sociale frutto della sempre più profonda, e diffusa crisi economica.
Una comunità semiviolenta, del proletariato marginale – costituito da coloro che sono espulsi o faticano ad entrare nel processo produttivo -, abusiva, non ortodossa. Assistiamo ad una realtà fatta di esseri umani sconfitti, abbattuti, abbandonati, e tuttavia una realtà umana fatta di sentimenti, e risibile, ben tratteggiata nella contemporanea scrittura britannica e irlandese. Che ora si fa strada anche da noi.
Ottima la scenografia e l’utilizzo degli spot, coordinati da Diego Sacchi, che segnano efficacemente sia i cambi di scena, sia la focalizzazione dell’attenzione sul momento o sul personaggio. Molto originale un intermezzo musicale in cui i cinque attori si accompagnano, con molta coordinazione, con un concerto di percussioni con tazzine da caffè e cucchiaini. Uno spettacolo che merita di essere visto.
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