“Alla BTicino i matrimoni gay contratti all’estero sono un diritto certo”

Parla Lucio Tubaro responsabile delle risorse umane dell'azienda del Gruppo Legrand: «Questo accordo, oltre a innovare rispetto alla legge Cirinnà, fa passare un messaggio rispetto alla cultura organizzativa aziendale»

Bticino

Come è già accaduto altre volte, il mondo del lavoro riconosce con netto anticipo rispetto alla politica alcuni diritti e istanze presenti nella società. Nel caso dell’accordo siglato dalla BTicino, azienda metalmeccanica del gruppo francese Legrand, con Fiom Cgil e Fim Cisl nell’ambito della Commissione paritetica sulle pari opportunità, si riconoscono alcuni diritti a favore dei dipendenti che contraggono matrimonio all’estero, ipotesi non prevista dalla legge sulle unioni civili. «La decisione di raggiungere questo accordo con le organizzazioni sindacali risale a novembre, quando in Italia la legge sulle Unioni civili era ancora nel pieno della discussione, ma per ragioni tecniche è slittata di qualche mese. L’innovazione introdotta dall’accordo è duplice» dice Lucio Tubaro responsabile risorse umane della Bticino.

Tubaro, in che senso si puo’ parlare di duplice innovazione?
«Questo accordo, oltre a innovare rispetto alla legge Cirinnà, fa passare un messaggio rispetto alla cultura organizzativa aziendale  che è in evoluzione. Sancisce un’equiparazione di genere e rispetto alla legge che parla dì unioni, l’accordo parla di matrimonio contratto all’estero tra persone dello stesso sesso. Si tratta di un diritto vero e soprattutto immediato nella sua applicazione, mentre la legge mi sembra che abbia già qualche problema di contestazione e un referendum contrario già pronto. Noi affermiamo un diritto certo, immediato e non abrogabile».

Che significato ha il fatto che l’accordo sia stato sottoscritto da un’azienda metalmeccanica? Non mi sembra che tra le lotte delle tute blu la parità di genere sia mai stata una priorità.
«In effetti noi siamo la prima azienda del settore in Italia a concludere un accordo sui matrimoni egualitari contratti all’estero. È giusto dire che anche Banca Intesa aveva già riconosciuto il matrimonio all’estero tra coppie dello stesso sesso e anche una media azienda del settore farmaceutico. Tra le industrie  metalmeccaniche la BTicino è la prima in Italia a riconoscere questo diritto in modo chiaro. È importante perché non stiamo parlando di un’azienda come Ikea  che arriva dalla Svezia dove c’è già una sensibilità su questi temi».

La capogruppo Legrand è francese, Paese dove questi diritti sono riconosciuti da tempo. È un aspetto che ha accelerato questo processo?
«Questa è un’iniziativa tutta italiana perché per i francesi è normale amministrazione. Il nostro è un accordo che rientra nella responsabilità sociale d’impresa. Su questo tema la BTicino c’è e lo stesso si può dire delle organizzazioni sindacali con cui abbiamo trovato subito una buona intesa fin dal momento in cui il tema è stato posto sul tavolo della trattativa».

Che messaggio arriva ai lavoratori?
«Un bel messaggio perché riguarda i diritti delle persone intese nella loro totalità e non solo in quanto lavoratori che producono. L’azienda a sua volta manda un messaggio che si contraddistingue per l’apertura a istanze già presenti nella società e quindi anche tra i lavoratori. Direi che non c’è stata solo una comunità d’intenti ma un lavoro intelligente delle parti sociali che hanno riconosciuto il nuovo tempo».

E dal punto di vista sociale?
«Ciò che fa la differenza è avere l’opzione di poter fare quella scelta e non invece avere un divieto. Si tratta di una differenza sostanziale perché le persone di fronte a un divieto che condiziona la loro vita sociale tendono a chiudersi e a essere diffidenti anche sui posti di lavoro. In questo caso c’è un’apertura dell’azienda, un pensiero moderno e al passo coi tempi. La scelta fatta dalla BTicino è indipendente dalla approvazione della legge Cirinnà. Questo accordo l’avremmo fatto lo stesso perché ci siamo arrivati con un percorso nostro».

La legge sulle unioni civili ha avuto alcuni emendamenti che sono stati accettati per portare a casa il risultato. Secondo lei, quella del legislatore è stata una scelta di buon senso?
«È stata una mossa intelligente perché ha saputo portare avanti un principio di fondo. È vero che la proposta di legge prevedeva una serie di altri diritti, ma la senatrice Cirinnà ha capito che il provvedimento doveva andare in porto».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 14 Maggio 2016
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