“Arrivederci dottor Montoli. Varese ti ringrazia”
Nella basilica di San Vittore si sono svolti i funerali del primario storico del pronto soccorso. Toccante il ringraziamento del figlio: « Il vostro affetto mi fa capire quanto fosse gigante"
Una folla commossa di amici, colleghi ed ex pazienti ha accompagnato nell’ultimo viaggio terreno il dottor Ermanno Montoli. Le sue doti professionali e umane dell’ex primario del pronto soccorso di Varese sono state ricordate nei commenti dei molti presenti questo pomeriggio, giovedì 5 maggio, nella basilica di San Vittore: « Un reparto che ha contribuito a fondare e ha diretto con grande professionalità e attenzione agli altri» ha commentato Monsignor Donnini che ha officiato insieme a Don Ambrosini e Don Regiroli parroci in ospedale ai tempi di Montoli.
Ad assistere la funzione molti volti della sanità varesina di oggi e del passato, oltre alle istituzioni a partire dal Prefetto Giorgio Zanzi e dal Sindaco Attilio Fontana. Era presente anche Umberto Bossi.
«È stato un pilastro della sanità varesina – ha ricordato nell’omelia Donnini – Sempre attento a quella fascia di popolazione sofferente e spaventata. Ha portato avanti la sua missione con grande professionalità e delicatezza. Uno sguardo attento, nonostante la sua vita abbia avuto momenti difficili e dolorosi: prima con la perdita prematura della madre, poi di sua figlia e, infine, della moglie lo scorso anno. Esperienze dolorose che lui ha affrontato con serenità e pacatezza. Riusciva sempre a gettare lo sguardo oltre, per cogliere quel particolare che lo stimolava ad andare avanti. Il suo impegno non si limitava al lavoro: si è messo al servizio della collettività quando ha partecipato alla vita politica cittadina prima come consigliere e poi come assessore. Nella vita sportiva, al fianco delle società. Lui si chiedeva sempre cosa potesse fare di utile.
Per questo gli dobbiamo essere grati: quasi tutta Varese lo ha conosciuto direttamente o indirettamente. La comunità lo ringrazia per la sua opera. Il suo impegno esemplare ci inviti a metterci a disposizione, sforzandoci di costruire nonostante i nostri dispiaceri. E se questo fa parte della sua vita terrena, dobbiamo ora pensare a ciò che viene dopo e che lui ha già incontrato. Per questo non può essere un addio, ma solo un arrivederci».
Al termine della cerimonia, ha preso la parola il figlio Carlo che ha ringraziato l’intera città, per l’affetto ricevuto: « Da tutto questo affetto sincero ho capito quanto fosse gigante mio padre»
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