Chi sono i “millenial” e altre curiosità sulle generazioni italiane
Cosa significa avere sperimentato l’ingresso nella vita adulta in corrispondenza di periodi storici che hanno rappresentato una “rottura”
Avrete sicuramente sentito parlare dei “Millenial” ma sapreste dire esattamente chi sono? E come si chiamano le altre generazioni che si sono succedute? Sono concetti spesso dati per scontato ma che è curioso ogni tanto approfondire anche attraverso le fonti ufficiali.
Ad esempio nella storia del ‘900 in Italia di generazioni se ne contano almeno sei e la loro determinazione avviene quando un insieme annate sono accomunate dall’avere sperimentato l’ingresso nella vita adulta in corrispondenza di periodi storici che hanno rappresentato una “rottura” nel continuum della nostra storia.
Sono classificazioni che fa anche l’Istat nel suo rapporto annuale e che effettivamente rispecchiano molto il sentire comune nei confronti di persone con determinate classi di età.
La prima generazione considerata dall’Istat, ad esempio, è la Generazione della ricostruzione, costituita dai nati dal 1926 al 1945, grande protagonista del secondo dopoguerra.
Seguono le generazioni del baby boom, al cui interno si possono identificare due sottogruppi tra loro molto diversi: la Generazione dell’impegno, protagonista delle grandi battaglie sociali e trasformazioni culturali degli anni Settanta e quella dell’identità per appartenenza politica o per una visione orientata alla realizzazione di obiettivi personali.
La Generazione di transizione segna il passaggio tra il vecchio e il nuovo millennio; i suoi membri sono cresciuti tra la fine del blocco sovietico e l’allargamento a Est dell’Unione europea. Sono entrati nel mondo del lavoro con più lauree e master dei propri genitori ma sono anche i primi a subire le conseguenze della recessione, con minori opportunità di lavoro sia in termini di quantità sia di qualità.
Con il termine Millennial sono indicati in letteratura coloro che sono entrati nella vita adulta nei primi 15 anni del nuovo millennio, quindi orientativamente i nati negli anni Ottanta e fino alla metà degli anni Novanta. Sono la generazione dell’euro e della cittadinanza europea, ma anche quella che sta pagando più di ogni altra le conseguenze economiche e sociali della crisi.
Ad esempio, scrive l’Istat: Nel 2015 il 70,1 per cento dei giovani di 25-29 anni della Generazione del millennio e il 54,7 per cento delle loro coetanee vive ancora in famiglia con il ruolo di figli. Nel 1995, per le persone fra 25 e 29 anni della Generazione di transizione queste proporzioni erano rispettivamente il 62,8 per cento per gli uomini e il 39,8 per cento per le donne. La prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine è dovuta a molteplici fattori, tra cui: l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà, gli ostacoli a trovare un’abitazione. L’effetto di questi fattori è stato amplificato negli ultimi anni dalla congiuntura economica sfavorevole che ha spinto sempre più giovani a ritardare ulteriormente, rispetto alle generazioni precedenti, le tappe verso la vita adulta, tra cui quella della formazione di una famiglia.
Infine, i più giovani, indicati come la Generazione delle reti, costituita da coloro che sono nati e cresciuti nel periodo in cui le nuove tecnologie informatiche si sono maggiormente diffuse e hanno quindi percorso tutto o buona parte del loro iter formativo nell’era di internet, il che li connota per essere sempre connessi con la rete.
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