Gli Khachia, la famiglia con più espulsioni in Italia
Da tifosi di calcio, a tifosi dell'Isis. Una storia triste e pericolosa
Parliamoci chiaro: se il Ministero dell’Interno non avesse espulso Oussama Khachia il fratellino Abderrahmane, probabilmente, non avrebbe iniziato a giocare a fare il terrorista; la madre e il padre non sarebbero stati espulsi come è accaduto due giorni fa; e questa famiglia di Brunello non sarebbe oggi la più espulsa della storia in Italia. Un caso praticamente unico, ma anche una brutta storia.
Oussama fu cacciato perché scriveva come un blogger pro Isis. (leggi qui) Voleva fare il giornalista free lance, il libero pensatore, e nella sua visione ci stava che potesse pensare ad Al Bagdadi come un brav’uomo. Aveva preso molto sul serio Voltaire, diciamo. Riteneva che non lo avrebbero mai mandato via, anche se ne avesse dette di tutti colori. E invece lo cacciarono.
Ma non disse mai di voler combattere; affermò, invece, di voler verificare di persona se Isis era quel paradiso che credeva. Ci lasciò le penne a dicembre, a Ramadi, in Iraq, dicono come combattente, ma nessuno in realtà lo sa davvero. La sua famiglia andò nel pallone: il fratellino, lo scorso inverno, è passato in due mesi dal tifo per l’Inter al tifo per l’Isis ed è stato arrestato perché si incontrava con altri due marocchini che volevano recarsi in Siria a fare i combattenti. Lui ora se ne sta in carcere. La sorella lo descrive come un fifone che si fa la canne e che ha detto molte scemenze al telefono. Ma intanto il giovane Khachia ha messo nei guai i genitori, gli ha portato a casa due tizi poco raccomandabili e il ministro Alfano ha pensato bene di cacciarli: anche se non sono stati mai indagati, comunque, hanno approvato i pasticci del figlio. Risultato: gli Khachia si trovano con tre espulsi, un morto, e un carcerato.
Una sventura che ricorda quasi quella dei Malavoglia di Giovanni Verga, a cui ne succedono di tutti i colori, un po’ per sfortuna, un po’ per scelte azzardate.
Probabilmente ha fatto bene Alfano ad espellere Oussama, ma c’è un aspetto di tragedia familiare in questa vicenda che lascia un po’ di amaro in bocca, perché in fondo ci sono di mezzo tante persone che hanno avuto la propria vita distrutta. Tutto qui.
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