La minoranza protesta: irregolarità sulle date
I capigruppo Miglierina, Finali e Felli hanno lasciato l'aula al momento del voto sul bilancio. E aggiungono: "Non rispettati gli accordi con Cittiglio"

La minoranza consiliare di Gemonio alza la voce nei confronti di un paio di situazioni che si sono venute a creare di recente, una di natura tecnica e una più legata all’amministrazione del paese.
In un documento firmato in modo congiunto, i tre capigruppo di minoranza – Tiziano Miglierina (Noi per Gemonio), Rosario Finali (Gemonio Democratico) e Fabio Felli (Insieme per crescere) – spiegano il motivo per cui hanno lasciato l’aula durante il consiglio comunale dello scorso 4 maggio.
«C’è stato un grave vizio di forma nella proposta di delibera sul Rendiconto della Gestione 2015 – spiega Miglierina a VareseNews – La legge prevede che la delibera del bilancio va fatta entro il 30 aprile e gli atti devono essere depositati almeno 20 giorni prima. A Gemonio invece il consiglio è stato convocato per il 4 maggio e l’avviso è giunto solo poco prima, il 27 aprile: qualcuno può obiettare che si sia sforato solo di pochi giorni, o che in altri comuni avviene così. Io, Finali e Felli però non vogliamo essere coinvolti in un’irregolarità simile e per questo abbiamo lasciato l’aula al momento del voto».
La seconda questione invece riguarda un accordo in vigore tra i comuni di Gemonio e di Cittiglio. «Quando Gemonio decise di uscire dalla convenzione attuativa dei servizi, venne concordato che Cittiglio potesse usufruire dell’uso della nostra macchina spazzatrice tra settembre 2015 e maggio 2016. Una sorta di “conguaglio” – prosegue ancora Miglierina – che ha consentito alle casse comunali di versare penali. C’è un però: il macchinario giace da tempo in un garage, guasto, e così non è stato possibile svolgere il servizio promesso a Cittiglio. Per questo noi della minoranza teniamo a chiedere scusa al sindaco Anzani e ai suoi concittadini: questa maggioranza ha deciso di uscire dalla convenzione ma non ha rispettato gli accordi presi. Un atteggiamento che secondo noi non rientra tra i modelli auspicabili di gestione dei rapporti tra Enti Pubblici».
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