La piccola Monteviasco costruita dal figlio del contadino emigrante
Un anziano con un cognome che è storia del Luinese raccoglie il testimone della tradizione e dedica una riproduzione in miniatura ai nipoti. Le foto spopolano in rete
In realtà è tutta una questione di emigrazione: di pochi chilometri, ma sempre di emigrazione si tratta.
Sì, ci sono le casette che raffigurano in piccolo alcuni scorci di Monteviasco: esse sono il vero perché di tante foto scattate dai turisti e curiosi sulla strada che porta da Montegrino Valtravaglia a Cadegliano Viconago, poco dopo il campo sportivo.
«Ma che belle, possiamo venire a fare una foto?». «Che graziose». «Le vendete?».
Addirittura, una mattina, queste piccole e graziose costruzioni vennero usate come copertina di Facebook della pagina di Varesenews (e come foto del giorno). Curioso, e gradito, contando i “mi piace”.
Tanto che quelle piccole opere in sasso e cemento – coi tetti che sembrano fatti d’ardesia o di pietra dei mulini di Piero, dell’Alpone e, certamente, di Monteviasco, – meritavano un piccolo approfondimento, di quelli che di solito riservano sorprese nascoste nei dettagli.
E così si scopre che in questa bella frazione che si chiama Bosco c’è un piccolo pezzetto di Monteviasco frutto di una delle tante diaspore dettate dalla mancanza di lavoro, dall’asprezza della montagna e dalla voglia di guardare fuori da quel piccolo mondo antico dove solo negli anni 80’ arrivò la funicolare: prima, ai tempi di Giovanni Dellea, all’inizio del 900, non c’era alternativa: l’unica strada da percorrere, per arrivare fin lassù, era la mulattiera.
Per questo Giovanni, che di lavoro faceva il contadino, decise di “emigrare” fin quasi nel fondovalle e trovò il posto per vivere qui a Bosco, comune di Montegrino Valtravaglia.
E forse per onorare l’antico borgo il figlio, Enrico, che ora a 76 anni, decise qualche inverno fa di mettersi all’opera per regalare ai nipoti Laura e Luca un villaggio in miniatura.
Il “suo” villaggio, che è anche storia di famiglia.
Il figlio di Enrico, anche lui Giovanni di nome (come il nonno contadino) ha postato su Facebook le foto e così siamo riusciti a ricostruire questa amenità.
«Le casette? Saranno una ventina, e sono composte di cemento e pietra, oltre che di piccoli dettagli come le finestre e le porte realizzate in legno – racconta Enrico. Mio padre ha incominciato qualche anno fa a costruirle per far felici nipoti, i miei figli Laura e Luca, ai quali ha dedicato una costruzione. Ma in realtà a loro è intitolato l’intero villaggio».
C’è il fienile, ci sono le stalle e le baite, perfino il campanile.
Tutto in miniatura.
I Dellea sono una delle quatto famiglie storiche originarie di Monteviasco, che assieme ai Morandi, Ranzoni e Cassina abitavano questo piccolissimo borgo abbarbicato sulle montagne a un passo dalla Svizzera.
Oggi a Monteviasco vivono una dozzina di persone rimaste completamente isolate circa un mese fa e per una ventina di giorni a causa dei lavori di manutenzione della funivia. Solo d’estate il paese si anima di turisti e villeggianti che amano la tranquillità.
Proprio come i piccoli inquilini di legno del “villaggio Laura e Luca”: chissà che qualcuna di queste nuove leve del Luinese un giorno, collegata al mondo da internet e con qualche confort in più, non scelga di tornare a far vivere questo villaggio dove il tempo sembra essersi fermato. Intanto, a testimonianza di tutto ciò loro, nativi digitali, inviano su WhatsApp il breve video che avete appena visto.
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