L’Arno “inonda” Gallarate con un fiume d’arte
Oltre 800 persone all'inaugurazione della nuova edizione del Premio Gallarate. Due mesi di mostre, installazioni ed eventi pensati da 9 artisti. Emma Zanella: "Esperienze per riscoprire l'Arno"
Lo sguardo incuriosito, il passo che rallenta. Qualcuno si ferma e inizia a leggere. E’ così che la 25esima edizione del Premio Gallarate, la storica istituzione di promozione dell’arte contemporanea, si è presentata alla città con un piccolo esercito di ragazzi che ha scritto sul pavimento del centro i ricordi dell’Arno degli anziani malati di Alzheimer.
Ma la loro performance è stata solo l’avanguardia di un’esondazione artistica che dal 14 maggio al 17 luglio animerà la città con decine di iniziative che avranno però un protagonista: il fiume tanto importante nella storia di Gallarate. I 9 artisti che hanno lavorato si sono concentrati su vari aspetti del fiume, alcuni metaforici altri più concreti. Tutti aspetti che nei prossimi due mesi saranno approfonditi attraverso i progetti di ricerca pensati per l’occasione.
Ci saranno percorsi dedicati agli scorci più suggestivi del fiume grazie ad Ettore Favini, occasioni grazie al collettivo A12 in cui portare a casa il brand “Arno” su una tazza, una spilla o anche una bottiglietta d’acqua (ma l’acqua, in questo caso, sarà potabile). C’è invece chi si è dedicato a performance video, come Luca Trevisani e Marzia Migliora, chi a vere e proprie sculture come Christian Lohr, Luca Francesconi e Luca Bertolo e chi ancora ha portato a Gallarate una tappa del proprio progetto di ricerca artistica come Ludovica Carbotta e la sua città immaginaria di Monowe.
Un’edizione, quella del Premio Gallarate, che ha tutte le carte in regola per essere da record. All’inaugurazione di sabato sera oltre 800 persone hanno affollato il Museo MA*GA che ha unito gli aspetti classici, dalla presentazione con i curatori fino alle prime visite, ad altri più innovativi. Non solo era infatti possibile cenare tutti insieme grazie alla risottata della Pro Loco ma anche assistere alle performance di danza della scuola Proscaenium e ballare con un dj set.
Una ricetta vincente quella del museo che, anche in questo caso, ha voluto aprirsi alla città. La mostra allestita al Maga è solo infatti una parte di un percorso che si snoda tra la società di Studi Patri, la Pro Loco e altri itinerari più o meno inediti. Un policentrismo tale che è stata realizzata una mappa speciale per permettere di muoversi -e perdersi- tra i segreti di un fiume troppe volte guardato ma forse mai osservato davvero.
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