Un caffè buono in tutti i sensi: inaugura Cafè 21

Si chiama Cafè21 il bar interno del Comune, rimasto chiuso per anni e oggi inaugurato

Taglio del nastro il 4 di maggio per Cafè 21, che sorge, grazie alla cooperativa La Corte e a un gruppo di baristi fatto da volontari e ragazzi down, nei locali dell’ex bar del Comune, a palazzo Estense. Grande partecipazione, e grandi sorrisi per i lavoratori, che servono un caffè buonissimo.

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Nel Café21 da oggi saranno impegnati quattro ragazzi down con due baristi che li affiancano ogni giorno, da lunedì a giovedì dalle 7.30 alle 16.30 e il venerdì e il sabato dalle 7.30 alle 14.

«Oggi è sicuramente il giorno più bello del mio mandato – è stato il commento dell’assessore alla persona Enrico Angelini, che ha seguito il progetto fin dall’inizio – abbiamo creduto in questa iniziativa e ce l’abbiamo fatta. Stiamo parlando di un progetto concreto dentro il Palazzo, nel cuore della città, non di un convegno generico, ma di fatti e di concretezza appunto. Viva la persona, viva questi ragazzi».

Di tenore simile anche i commenti del sindaco di Varese Attilio Fontana: «Sono davvero contento perché questo è il punto di riferimento di chi lavora qui in Comune. Concordo con l’assessore: invece di tante parole, ecco una dimostrazione di come questi nostri ragazzi abbiano tante possibilità di lavorare. Speriamo di poter realizzare altri progetti».

Il progetto Café 21 è nato nel maggio 2014 da un sogno: favorire l’inserimento lavorativo di ragazzi e ragazze con Sindrome di Down: «La nostra intenzione è di ribaltare uno stereotipo negativo molto diffuso: quello che le persone con Sindrome di Down possano eseguire solo lavori ripetitivi, che non implichino responsabilità – spiega il sito della cooperativa -. Questo non è per nulla vero. Sono sempre più numerosi gli esempi di persone con Sindrome di Down che, in virtù di un inserimento mirato, svolgono lavori con macchinari complessi e riescono a risolvere problemi emergenti con creatività, svolgendo il compito in maniera sorprendente, di là da ogni precedente aspettativa». Per questo hanno scelto nome e logo che richiamasse il 21, che è il numero del cromosoma “speciale” delle ragazze e dei ragazzi con Sindrome di Down.

Il lavoro, in questo caso quello di barista, rappresenterà «l’elemento centrale nella costruzione di un’identità adulta ed emotivamente completa ed è quindi essenziale per promuovere e consolidare un percorso di vita autonomo».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Maggio 2016
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