Caianiello si riprende la scena: “Fuori i farisei dal Comune”
Il leader di Forza Italia torna all'attacco di Guenzani: "Il lupo ferito è pericoloso, o lo ammazzi o lo curi. Noi lo cureremo, ma poi lo manderemo a casa"

Alla vigilia del ballottaggio tra Guenzani e Cassani, Nino Caianiello torna a riprendersi la scena, a due settimane dalla serata-show al Teatro del Popolo. «Fuori scribi e farisei dalla chiesa, fuori dal palazzo comunale» dice con enfasi. L’occasione è un incontro con tutti i candidati e militanti di Forza Italia, chiamati all’ultimo sforzo per sostenere Andrea Cassani. Forte del risultato del primo turno (FI al 15%), Caianiello cerca quasi una replica dello show al Popolo: chiama a raccolta, chiede domande, per tirare fuori nuovi argomenti di critica verso Guenzani e la sua maggioranza, per riproporre la sua lettura dei fatti degli ultimi cinque anni.
«Sostenete il candidato sindaco – dice ai militanti – un ragazzo di 33 anni contro un uomo di quasi 75 anni, una classe dirigente de Pd che non cambia mai, dove anche i giovani sono stati sottaciuti dall’egemonia di Guenzani, che ha fatto il bello è il cattivo tempo a dispetto de Pd e di una lista civica fatta di gente che obbedisce al sindaco; e poi Sel guidata da uno guidato da Vendola e da una che si chiama Cinzia Colombo, due facce simili della stessa medaglia». La maggioranza uscente viene attaccata su tutta la linea: «Persone che non sono riusciti a seminare solo odio, a licenziare le persone, a chiudere i teatri, la città nel degrado perché lo faceva Amsc e adesso vanno ad Aemme, hanno ammazzato la città.
E poi un suo grande classico, ritornando al 2011: l’attacco a monsignor Carnevali: «Fuori gli scribi e i farisei dalla chiesa, fuori scribi e farisei dal palazzo comunale», declama con enfasi quasi religiosa il grande tessitore di Forza Italia. Che ancora una volta – nella polemica con l’allora monsignore – richiama come sua fonte «una scrittrice ebrea che vive a Gallarate e che ne scrisse sull’Unità» (Helena Janeczek, già citata in diverse occasioni).
«Non abbiamo più Uccelli di Rovo, non avremo più Attila» profetizza Caianiello. «Guenzani torni a fare bene la sua professione, con cui ha sparso cemento ovunque in Gallarate. E conclude con una metafora agricolo-pastorale, per mettere in guardia i suoi: «Il lupo ferito è pericoloso: o lo ammazzo o lo curi, noi lo cureremo e poi lo rimanderemo a casa, magari con qualche dente in meno vista l’età. Ma noi gli garantiremo la vita, a differenza di quanto ha fatto lui».
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