Grande festa a San Siro per i cresimandi
Sabato 25 giugno allo stadio "Meazza" di Milano l'Arcivescovo Scola ha incontrato i ragazzi della diocesi

Ieri pomeriggio, sabato 25 giugno, allo Stadio “Meazza” di Milano, l’Arcivescovo cardinale Angelo Scola ha incontrato i ragazzi della Diocesi che in queste settimane hanno ricevuto il sacramento della Cresima o lo riceveranno in autunno.
Erano 30mila a San Siro tra ragazzi, genitori, padrini e madrine, catechisti, educatori e tutti coloro hanno contribuito al percorso di iniziazione cristiana che vede appunto nel sacramento della Confermazione la sua conclusione.
A rendere festoso il momento di riflessione e preghiera sono state le coreografie realizzate da circa mille figuranti volontari che sono scesi in campo per dare forma al tema scelto quest’anno «Come Gesù… con Pietro», ispirato alla Lettera pastorale del cardinale Scola, nella quale l’Apostolo è indicato come figura esemplare del cammino spirituale.
E proprio da queste coreografie è partito il cardinale Scola nel suo intervento ai ragazzi seduti sugli spalti del Meazza: «Ho provato una grande commozione quando in una delle raffigurazioni che è stata fatta qui sul campo è apparso il volto di Gesù. Lungo tutta la vita, dobbiamo imparare a farci guardare da Gesù, dobbiamo puntare e scommettere sulla nostra vita, guardando Gesù in faccia, negli occhi. Anche quando abbiamo commesso un peccato e abbiamo sbagliato: se noi gli diciamo di sì ci riscatta, ci rimette in piedi come nuovi, ci consente di camminare pieni di gioia».
Poi l’Arcivescovo ha aggiunto: «Con la Cresima voi avete ricevuto lo spirito vivo di Gesù. Tutti abbiamo bisogno di stare con lui. Questo avviene vivendo l’amicizia negli oratori, nelle associazioni, nei gruppi, nei movimenti, con le relazioni che avete con i padrini e le madrine, con chi si preoccupa della vostra crescita».
La riflessione del cardinale Scola ha poi voluto aiutare i ragazzi a superare il clima di individualismo e frammentazione che caratterizza questo tempo e in particolare la loro generazione: «Non siamo solo un io un insieme di singoli, siamo un noi. E il termine corretto per dire questo noi è la parola chiesa, è l’esperienza della comunità».
L’evento ha avuto anche una connotazione solidale: i ragazzi e le loro famiglie hanno donato i propri risparmi per finanziare alcune fattorie per dare lavoro e cibo in Camerun, del Togo, dell’Etiopia e della Tanzania, all’interno del progetto “Il diritto di rimanere nella propria terra”.
Al termine della celebrazione hanno salutato l’Arcivescovo un gruppo di bambini cristiani palestinesi di Betlemme, ospitati per alcuni giorni nelle famiglie della parrocchia san Pietro e Paolo di Lissone, nell’ambito di un percorso di sostegno e aiuto.
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