«Scendevano dai pullman con la dignità scolpita in faccia»
Valerio Peruggia, oggi sindaco, fu tra i ragazzini che aiutò i primi sfollati dal Friuli: la sua testimonianza in un docufilm sui fatti di 40 anni fa
«Nel 1976 avevo 13 anni, un giorno arrivò il parroco e mi disse: vieni a dare una mano che arrivano gli sfollati del Friuli? E così anch’io feci la mia parte, portando fagotti e valigie. Mi aspettavo persone con le lacrime agli occhi, invece vidi donne scendere dai pullman con grande serietà. Avevano la dignità scolpita in faccia».
Valerio Peruggia è il sindaco di Dumenza ma oggi è uno degli interpreti di un docufilm che verrà realizzato per ricordare la tragedia del terremoto del Friuli e la gara di solidarietà che ci fu anche qui da noi, in provincia di Varese.
In molti partirono, per dare una mano sul posto, altri aprirono i loro paesi all’arrivo dei profughi.
«Quel giorno c’era anche mio papà che era delegato di valle degli alpini – racconta Peruggia – . Ricordo del paese, c’era un gran fermento. Pensi che ci sono persone che ancora oggi si rammaricano di non essere state presenti all’arrivo dei pullman perché erano in Svizzera a lavorare come frontalieri».
Nacquero amicizie salde, corrispondenze. Sbocciarono nuovi amori.
«Sono al corrente di una relazione sbocciata in quei giorni – racconta il sindaco – . Ma soprattutto tra gli amici di Cavazzo Carnico e i residenti si crearono amicizie, anche e soprattutto a scuola, visto che per diversi mesi fummo anche compagni di classe. Una bella esperienza davvero».
Le famiglie friulane si sentirono fino all’ultimo ospiti, e non sfollati, tanto da realizzare un manifesto inviato ai loro amici di Dumenza.
Il vecchio collegio delle Orsoline dove vennero accolti dopo il terremoto è ora utilizzato come centro di accoglienza per una decina di profughi nigeriani: anche oggi lo stesso clima di allora? «Oggi si vivono di più i luoghi comuni – conclude il sindaco Valerio Peruggia – . Noi sembriamo a prima vista gente un po’ fredda, ma alla fine siamo stati tra i primi comuni della provincia ad accogliere i migranti. Tra l’altro, delle 10 persone che sono qui in paese, 4 cominceranno presto a lavorare come stradini per il comune, così si rendono utili alla comunità imparano un mestiere. Anche questa è accoglienza».
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