Ultima settimana di scuola all’insegna della creatività. Ma non al Manzoni

La tradizione vuole che, nell'ultima settimana di scuola, gli studenti all'ultimo anno sfoggino un abbigliamento inusuale. Una goliardata che non è stata apprezzata al Manzoni

Settimana goliardica al liceo

Sport, carnevale, greci e romani, elegante. È il calendario dell’ultima settimana di scuola al liceo Cairoli. Si tratta delle indicazioni per l’abbigliamento da indossare per gli studenti dell’ultimo anno. Una tradizione goliardica che si rinnova in questo liceo come al Ferraris di Varese come ultimo gesto di affetto e attaccamento a un luogo che non è solo scuola ma anche ambiente di crescita e socializzazione.

Non deve averla pensata allo stesso modo il dirigente Giovanni Ballarini del liceo Manzoni che non ha apprezzato, lui come il Consiglio di Istituto, l’abbigliamento non del tutto consono degli studenti di quinta che si erano presentati in pigiama lunedì scorso. La scelta della trasgressione, seppur innocente nell’intento, è stata letta come segno di immaturità. La risposta dei ragazzi non si è fatta attendere: nei giorni successivi si è optato per un morigerato abbigliamento “total black”. Una scelta che una studentessa, che chiede di mantener l’anonimato davanti alla strumentalizzazione dell’episodio, spiega: « Sono una studentessa del Liceo Manzoni, sono in quinta, e tra poco affronterò l’Esame di Stato, o meglio, la maturità.  Domenica sera ci è stato proposto di fare una settimana a tema, vestendoci in maniera differente ogni giorno, per sdrammatizzare, per divertirci, e per rendere questi ultimi giorni di liceo particolari, fuori dal normale. Lunedì sono andata a scuola in pigiama. Ho fatto lezione regolarmente, non ho scattato fotografie, sono anche stata interrogata. Lunedì pomeriggio al Consiglio d’Istituto, i nostri professori hanno accusato noi ragazzi di quinta di essere “immaturi” per l’innocente, perchè così è stata, decisione di presentarci a scuola in pigiama. Davanti a queste affermazioni i miei compagni ed io ci siamo ritrovati spaesati. Non potendo andare avanti con la nostra settimana a tema, abbiamo deciso di vestirci di nero, quasi in uniforme, in segno di protesta silenziosa, per non turbare il lavoro del corpo insegnante.
Ora se permettete vorrei fare alcune considerazioni.
Innanzitutto, penso sia lecito non essere d’accordo sul gesto, in fondo non si deve pensare tutti alla stessa maniera. Penso anche, però, che definirci immaturi sia stato esagerato. Mi domando poi il motivo per cui sono stata accusata di non avere fatto il mio dovere da studente, quando invece venendo a scuola e partecipando attivamente alle lezioni, è ciò che ho fatto.
Il nostro gesto è stato frainteso, nessuno ha detto che la democrazia è morta, nessuno voleva mostrare lutto, nessuno voleva offendere la sensibilità dei professori. Ci esortate ad essere creativi, ma non approvate la nostra creatività».

di
Pubblicato il 03 Giugno 2016
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