“Ho votato io scheda bianca su Malerba”
Due dissidenti nel Pd e un obiettore di coscienza, ma quante giravolte negli ultimi anni nella politica varesina e oltre
Grazie alle dichiarazioni post voto e nei social network è possibile tracciare una geografia del voto che ha portato Stefano Malerba della Lega Civica alla presidenza del consiglio comunale. Francesco Spatola, cattolico, ex dirigente del comune, consigliere del Pd, ha dichiarato ieri di aver votato scheda bianca. Appartiene dunque a uno dei 13 consiglieri del gruppo Pd il voto bianco che ha suscitato qualche curiosità durante la prima seduta del consiglio comunale.
Il sindaco Davide Galimberti ha ottenuto la sua seconda vittoria politica, dopo quella sulle scelte tecniche in giunta, volute e ottenute, per dare il segno di una compagine finalmente non schiava solo delle scelte di partito e attenta alle competenze. Più travagliato il passaggio della consiglio comunale, che è un organo istituzionale autonomo e che avrebbe dunque potuto anche esplorare altre strade.
Le tre defezioni sono tutte interne al Pd. I voti contrari, come gli stessi esponenti hanno apertamente dichiarato, arrivano da Luisa Oprandi e Fabrizio Mirabelli (hanno votato la Oprandi). I due dem sono esponenti legati ai deputati Paolo Rossi e Daniele Marantelli e non fanno parte del circolo dei fedelissimi del sindaco che, ad esempio in giunta, ha ovviamente puntato su figure a lui più vicine come Roberto Molinari (consigliere fidatissimo) e Rossella Dimaggio (sostenitrice della prima ora della sua candidatura alle primarie). Il voto “bianco” di Francesco Spatola è invece una sorta di obiezione di coscienza. Spatola al suo partito ha spiegato che aveva delle perplessità su Malerba e ha mantenuto una posizione diversa dal gruppo.
GIRAVOLTE
Il punto rimane sempre quello della collaborazione con la Lega Civica il partito di ex Udc ed ex Forza Italia dichiaratosi antirenziano qualche mese fa ma oggi non ostile al centrosinistra. Com’è noto il partito aveva proposto un accordo elettorale al ballottaggio a Paolo Orrigoni, ma l ‘intesa non si concretizzò per il rifiuto del candidato sindaco, poi più volte attaccato pubblicamente da Malerba per il suo no(foto sotto).
Lega e Forza Italia gridano all’inciucio, anche se va detto che nella passata amministrazione la Lega Civica e il suo genitore politico, l’Udc, è passata da una opposizione costruttiva a una presenza organica in maggioranza, quando per buttare fuori l’Ncd dal centrodestra il capo provinciale di Forza Italia Nino Caianiello organizzò una clamorosa operazione di cambio di casacca politico inventando il gruppo “Liberi per Varese” che portò ad esempio il legacivico Mauro Morello a ricoprire per quasi due anni la carica di vicesindaco (leggi). Morello tra l’altro lavorò molto per progetti quali il parcheggio di via Sempione e il nuovo tunnel sportivo a Calcinate del pesce. Non riuscì a terminarli e chiuse la sua esperienza l’ultimo giorno di amministrazione dicendo che era meglio votare Galimberti perché bisognava dire “basta” alla mala gestione precedente.
Stranezze della politica, che di giravolte ne vede un po’ in ogni cantone. La Lega Civica che il centrodestra di Varese oggi disprezza, ad esempio, è invece organica al centrodestra a Gallarate, dove la maggioranza del sindaco leghista Andrea Cassani l’ha portata alla presidenza del consiglio comunale con il sempreverde Donato Lozito.
Sempre in tema di giravolte, il Pd nel 2015 (leggi) tuonava contro la nomina (effettuata dal sindaco leghista Attilio Fontana) di Christian Campiotti (Udc, lega Civica) alla Fondazione Molina. Il segretario cittadino Luca Paris e il consigliere Fabrio Mirabelli presentavano un’istanza sulla compatibilità del presidente, ma oggi il Pd (e il sindaco) non sono ancora intervenuti sul caso Molina e sulla vicenda del prestito a una tv privata che ha sollevato qualche dubbio etico sulla stampa.
Valerio Crugnola (foto sopra), il capogruppo della lista Varese 2.0, il movimento civico che in giunta esprime il vicesindaco Daniele Zanzi, ha dichiarato in consiglio che sarà una barriera contro ogni accordo. Un banco di prova saranno le nomine nelle partecipate.
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