La Lombardia non faccia pagare la fecondazione eterologa
Il Consiglio di Stato boccia il ricorso della Regione. Da fatto, però, negli ospedali pubblici non è possibile richiederla: mancano le regole attuative e, soprattutto, le donatrici
“Far pagare la fecondazione eterologa alle coppie è discriminante”. Il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso presentato da Regione Lombardia contro la richiesta di parificare nei costi la fecondazione eterologa a quella omologa: i giudici hanno descritto quella diversità ” una disparità di trattamento lesivo del diritto alla salute delle coppie affette da sterilità o da infertilità assolute”.
All’indomani della decisione della Corte Costituzionale di dichiarare illegittima la legge sulla fecondazione artificiale (legge 40 del 2003) nella parte in cui vietava alle coppie l’utilizzo di gameti altrui, la Lombardia aveva risposto prevedendo costi diversi con tariffe dai 1500 ai 4000 euro a carico agli aspiranti genitori contro il semplice ticket per l’inseminazione omologa.
Nell’ultima sentenza, i giudici della Corte di Stato sostengono che: “si deve garantire ragionevolmente il medesimo trattamento a tutti i soggetti che versino nella stessa sostanziale situazione di bisogno, a tutela del nucleo irriducibile del diritto alla salute quale diritto dell’individuo e interesse della collettività».
Al di là delle procedure e dei costi, per le coppie lombarde non è ancora possibile chiedere la fecondazione eterologa negli ospedali pubblici. Il problema, sostengono gli operatori, non è legata a ragioni di coscienza ma al fatto che mancano le donatrici. In effetti non esiste ancora il regolamento che definisca il procedimento da proporre alle coppie e alle donatrici: « Mentre per l’uomo è semplice, alla donna è richiesto un percorso invasivo e complesso. Non è facile, dunque, trovare ragazze giovani che si prestino alla donazione. L’unica alternativa è ancora l’estero: molti ovuli utilizzati nelle cliniche private, arrivano dalla Spagna».
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