L’Alpe Bois a Dumenza. Storie di seconde chance

Un antico alpeggio trasformato in rifugio e un venditore di elettrodomestici che a sessant’anni cambia vita e va a fare il capanàt in Val Dumentina

Matteo Guglielmini, 61 anni, fino a qualche anno fa vendeva elettrodomestici in un grande magazzino del Varesotto. Poi arrivano la crisi economica, il licenziamento e ancora tanti anni prima della pensione che, per effetto delle riforme, si fa sempre più lontana. È la passione per la montagna a tenerlo vivo. In una delle sue camminate per i boschi dell’Alpe Bois nota un alpeggio dismesso con una vista mozzafiato sul Lago Maggiore. Si trova a 941 metri, non è in alta montagna, ma il panorama dal vicino belvedere lo emoziona.

«Si trattava della vecchia Cà del Pepp – spiega Matteo – un alpeggio, dove dai primi dell’Ottocento viveva una famiglia di agricoltori. Allevavano capre e mucche e producevano farine con le castagne che raccoglievano nella selva dell’Alpe. Negli anni ’30 la abbandonarono. Così divenne un punto di appoggio per i contrabbandieri che facevano la spola con il vicino confine svizzero. Nel 2010 l’alpeggio fu ristrutturato dall’amministrazione comunale di Dumenza grazie ai contributi del Gruppo di Azione Locale del Luinese. La struttura a distanza di qualche anno, però, era ancora vuota».

L’idea di farne un rifugio nasce quasi per caso. «Da ragazzo avevo gestito per un paio di stagioni il Rifugio degli Alpinisti Monzesi sul Resegone. Il mestiere di capanàt mi piaceva e mi sono detto: ‘Perché non provarci di nuovo?’». Matteo allora si propone al Comune e al CAI di Luino, gestore della struttura, che decidono di appoggiare il suo progetto. «Sin dall’inizio è stata una sfida. Non ci sono strade carrabili che portano al rifugio. Si può raggiungere soltanto in mountain-bike, oppure a piedi, in mezz’ora di cammino su una mulattiera. E poi» – ricorda il capanàt – «la Valle Smeraldo è un territorio meraviglioso, ma pressoché sconosciuto. Sapevo però che aprire un punto di ristoro avrebbe potuto rilanciare il turismo in questo versante della Val Dumentina». Così, con l’aiuto del Club Alpino Italiano, Matteo Guglielmini idea una rete sentieristica che in due ore di cammino collega il rifugio e gli altri alpeggi della valle alla vetta del Monte Lema, sul confine tra Italia e Svizzera. Il sentiero si snoda tra castani secolari, betulle, faggi e regala eccezionali scorci sul Lago Maggiore e sulla Catena del Rosa.

Nel 2013 apre il Rifugio Dumenza: otto posti letto in una grande camerata, cucina tradizionale e una bellissima veranda in cui pranzare d’estate ammirando i boschi, i monti e il lago.

Inizia a spargersi la voce. A tre anni dall’apertura il bilancio è positivo: «I clienti arrivano dai paesi vicini, da Luino, ma ci sono anche Svizzeri e Tedeschi – che amano i nostri laghi – e sono affascinati da questa valle fuori dal tempo».

Agli ospiti Matteo propone una cucina semplice, fatta con i prodotti del territorio. «Il piatto forte è la polenta, la farina è di un mulino di Cunardo, macinata a pietra. Poi ci sono la formaggella del luinese e gli altri prodotti caseari degli allevatori di capre della zona». Non manca mai il dolce, la crostata casalinga è richiestissima e riceve molti complimenti. «La soddisfazione più grande però è aver fatto scoprire a tanti Varesotti una valle incantata. In fondo, per sentirsi in vacanza non serve andare lontano».

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Pubblicato il 25 Luglio 2016
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