Mercato immobiliare in difficoltà, soffrono gli affitti
Confedilizia Varese chiede più sostenibilità nella tassazione per gli immobili locati: «una strategia per combattere la desertificazione e il degrado di tante aree urbane»

Il mercato immobiliare è ancora in una fase di stallo: la ripresa di inizio anno non si è confermata nei mesi successivi e il 2016 è «un’occasione mancata». A confermarlo è Confedilizia Varese.
«La tassazione è ancora troppo elevata perché il mercato possa riprendersi con una certa stabilità – commenta il presidente Vincenzo Brianza -: basti pensare che la sola tassazione patrimoniale sulla casa è passata dall’anno 2012 ad oggi da 9 a 25 miliardi di Euro. Praticamente triplicata. Serve una politica fiscale, sia a livello di paese che locale, che possa stimolare la domanda».
Attualmente i prezzi delle case sono ancora in discesa, in sei anni il calo è stato vicino al 15%, le compravendite sono in lieve aumento, ma gli affitti sono in stallo. La casa non è più un bene rifugio e chi ha una seconda casa da poter concedere in affitto preferisce cercare di venderla perché il valore fiscale degli immobili, determinato a partire dal suo valore catastale assurdamente moltiplicato, è diventato oneroso e difficilmente sostenibile.
«La tassazione del patrimonio immobiliare – continua Brianza – è da qualche anno oggetto di un ampio dibattito anche a livello europeo e si inserisce nella discussione sugli interventi che sono in grado di rilanciare l’economia dal lato dell’offerta e di introdurre misure contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi. La detassazione e gli incentivi fiscali sulla proprietà immobiliare sono i rimedi più efficaci per stimolare la crescita e l’occupazione in tutti i settori: tutto sta nella duplice natura del bene abitazione che è, al tempo stesso, bene di consumo e d’investimento».
Anche in provincia di Varese ci troviamo di fronte ad un numero crescente di immobili sfitti. «La contrazione dei contratti di locazione stipulati, a fronte del leggero incremento delle compravendite, ha origine dall’affossamento del mercato locatizio, determinato da una politica fiscale, a livello nazionale e locale, sempre più punitiva – spiega Brianza -, nonostante l’introduzione a titolo sperimentale per gli immobili abitativi della cosiddetta cedolare secca, peraltro non applicabile a tutti i locatori e a tutti i rapporti. Se si aggiungono le difficoltà, i tempi e gli oneri per riottenere la disponibilità dell’immobile in caso di morosità, si capisce perché l’investimento immobiliare finalizzato alla locazione sia praticamente scomparso e che chi ha investito tende a smobilizzare».
Un rimedio, secondo l’associazione, potrebbe essere, a livello locale, «eliminare o quanto meno fortemente ridurre la Tasi sugli immobili locati come abitazione primaria, così come è stata abolita per le prime case in proprietà».
Il problema è evidente anche per i negozi e le attività commerciali, sfitti in misura crescente. «La situazione è, se possibile, anche peggiore per le locazioni non abitative – conclude il presidente -. In particolare la durata imposta di dodici anni (e diciotto per alcune attività), senza possibilità di aumenti del canone in corso di rapporto e la sola rivalutazione in base al 75% della variazione Istat prezzi al consumo, impedisce di porre in essere rapporti a canoni più contenuti e durata ridotta per favorire chi inizia un’attività, con possibilità di rinegoziare le condizioni quando l’attività sia ben avviata. Non si comprende poi per quale ragione la “cedolare secca” si applichi solo agli immobili abitativi e non a quelli commerciali. La sua applicazione a questo tipo di immobili avrebbe il pregio di aiutare il commercio e l’artigianato e di contribuire a combattere la desertificazione e il degrado di tante aree urbane».
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