San Martino a 73 anni dalla battaglia

Commemorazione al sacrario per uno dei primi episodi della Resistenza. Presente il figlio di uno dei sette fratelli Cervi

La celebrazione del 73° della Battaglia del San Martino

C’era anche Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli torturati e fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943, ieri al sacrario di Duno (nella foto sotto).

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Sindaci, reduci partigiani, persone comuni: tutti si sono dati appuntamento in cima alla montagna per celebrare il 73° anniversario della Battaglia di San Martino, uno dei primi episodi di resistenza armata nei confronti della Repubblica Sociale Italiana e del suo fedele alleato (in realtà padrone e invasore): il Reich tedesco di Adolf Hitler.

La celebrazione del 73° della Battaglia del San Martino

La mattinata, partita con la Cerimonia dell’Alzabandiera, è proseguita con la Messa celebrata dall’arciprete Gianluigi Bollini. Sono poi intervenuti per la commemorazione – a cura di Giuseppe Armocida – : Fabrizio Mirabelli, consigliere provinciale; Giorgio Piccolo presidente della comunità montana Valli del Verbano e Francesco Paglia, sindaco del Comune di Duno che nel suo discorso ha toccato i temi legati alla pace e all’importanza della sua conservazione: «Molti di noi appartengono a una generazione che fortunatamente non ha visto quella guerra, quel combattimento, abbiamo sentito i racconti della battaglia di S. Martino dai nostri padri, dalle nostre madri, dai nostri nonni e queste testimonianze sono rimaste impresse nella memoria, nel cuore e nella ragione rendendoci, a nostra volta, testimoni di quegli eventi».

«Oggi i nostri padri e i partigiani ci insegnano che se abbiamo veramente ancora a cuore libertà e concordia dobbiamo avere il coraggio di riprendere la via della montagna ovvero del sacrificio e della fatica, la via del servizio alla comunità sociale in cui viviamo, nei modi, nei tempi e con le capacità che ognuno può mettere in campo. Solo così potremo riconquistare giorno dopo giorno quei valori, da loro strenuamente difesi, oggi in parte dispersi.
Ma anche noi, come loro, abbiamo bisogno, se vogliamo costruire un futuro stabile, aperto al nuovo e libero da guerre, d’essere sostenuti da quella ragione e fede che è stata, il loro sostegno ed è il fondamento della cultura Italiana ed Europea», ha ricordato Paglia.

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Pubblicato il 11 Luglio 2016
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