“Bisogna spargere sangue”. Così parlava l’islamico arrestato
Le intercettazioni: il giovane Mahmoud faceva sul serio e i genitori si dicevano: "Questo vuole andare a morire". Anche l'imam di Varese aveva cercato di dissuaderlo
Il ragazzo siriano di Varese arrestato per terrorismo faceva sul serio: si era radicalizzato, recitava in continuazione una sua personale versione estremizzata del corano, partecipava a gruppi di Whatsapp con finalità violente e aveva organizzato tutto per andare in Siria a combattere; aveva persino rivolto una richiesta alla sua assicurazione auto di Varese per estendere il contratto in Turchia e Siria, i paesi che avrebbe dovuto attraversare insieme al fratello, Abdulwareth (indagato), che avrebbe dovuto accompagnarlo nel viaggio verso il califfato.
Secondo il decreto di fermo della procura antiterrorismo di Genova, Mahmoud Jrad è soggetto che, sulla base di quanto riferito dalla Digos del capoluogo ligure e da quella di Varese, già da tempo ha abbracciato l’estremismo sunnita-salafita ed inoltre risulta essere entrato clandestinamente in Siria nel corso dell’estate del 2015 per recarsi nella città di Idlib, a suo tempo controllata dal Fronte “Jabhat Al-Nusra”, gruppo terroristico affiliato ad Al Qaeda. Secondo il padre è andato per sposarsi con una cugina, ma le intercettazioni dicono che c’erano anche altri propositi.
(il padre del ragazzo arrestato)
In un messaggio telematico inviato (via WhatsApp) da Jrad nel “gruppo” denominato “Forum dei Salafiti in Siria” il ragazzo apertamente esprime idee pro Isis e critica il mondo sunnita perché sarebbe tropo morbido con gli sciiti. Posta, ad esempio, un link che rimanda al discorso del portavoce dell’Isis in cui si fa esplicito riferimento allo “spargimento di sangue” sciita in Iran mostrando di approvare quelle frasi. E pubblica, nei gruppi, documentazione sui principi fondamentali della Jihad.
I magistrati descrivono l’atteggiamento confessionale ultra radicale di Jrad, il quale durante i tragitti in auto, intercettato, recita in continuazione versetti coranici (ogni momento della giornata dell’indagato è scandito per lui dalla pratica religiosa, ben oltre le canoniche cinque ore giornaliere).
Il giovane secondo le accuse vorrebbe aderire a Jabhat Al-Nusra” (affiliato ad “Al-Qaeda”) per compiere atti di violenza in Siria. In una annotazione i magistrati scrivono che in particolare sembra che Jrad abbia aspirazioni da attentatore suicida in Siria. Portano a questa ipotesi alcune conversazioni intercettate all’interno dell’autovettura, tra l’indagato ed il fratello Abdulwareth: «Andremo a fare il Jihad e poi si torna alle nostre ricchezze».
(La casa di via Tarvisio a Varese)
I genitori sono preoccupatissimi. Secondo gli inquirenti è particolarmente significativa la conversazione intercorsa tra i genitori dell’indagato il 31 maggio 2016. In particolare, la madre, parlando del figlio Mahmoud dice: “Ma quale futuro …questo vuole morire …questo sta andando a morire…vuole morire” ed il padre dice “Cosa dobbiamo fare noi…tu puoi fargli smettere? io non credo, neanche io…il giorno e la notte sempre a pregare, registra sempre il Corano con la sua voce, sento qualcosa io … ma cosa posso fare io...mi chiamano delle persone per dirmi fai attenzione a tuo figlio...a tuo figlio…a tuo figlio, non sono mica contento io, cerco sempre di dirgli le cose in maniera forte…ma lui non sente nulla, non sente che può succedere qualcosa che poi possiamo pentirci di questo…non so cosa fare con lui, non è sveglio…non è sveglio”.
Ancora la madre è assai preoccupata: “Possiamo tenerlo in casa e non farlo uscire …lo rinchiudiamo…lo teniamo rinchiuso qui”.
Il 10 giugno 2016 viene registrata un’altra significativa conversazione nella casa di via Tarvisio a Varese. Il padre di Mahmoud è arrabbiato con il figlio per l’atteggiamento che ha assunto nei confronti degli sceicchi (saggi) della moschea di Varese e gli dice, tra l’altro: “Vai da quelli che spenderanno soldi per te …ti mantengono e ti fanno fare bella figura …e che ti dicono vai vai a farti esplodere in aria…ma tu non sai che facendo così sei il nemico di Dio …tu non conosci neanche chi ti parla”. Il giovane viene percosso ma non nega la sua intenzione di andare in Siria.
Il 18 giugno 2016 il padre dell’indagato invita presso l’abitazione lo sceicco Amine, nel tentativo di convincere il figlio a non mettere in atto i suoi progetti (in realtà Amine è l’imam della moschea di Saronno, uno yemenita che parla poco italiano ma viene considerato molto influente sui giovani). Mahmoud resta prevalentemente in silenzio. Lo sceicco Amine dice al padre di Mahmou: “Io gli ho dato consiglio tempo fa …questa sera …di non contattare i gruppi che uccidono le persone …”.
I magistrati bloccano dunque Jrad a un passo dal viaggio in Siria. Il fratello Abdulwareth, indagato, aveva già svolto le pratiche burocratiche finalizzate ad ottenere sia il visto per la Turchia che il rinnovo dei passaporti siriani. Ora Mahmud Jrad è in carcere con l’accusa di terrorismo internazionale.
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