Ecuadoriani “invadono” Bedero Valcuvia per festeggiare la loro Madonna
Domenica 28 agosto, Bedero Valcuvia è stata "invasa" da più di ottocento ecuadoriani, provenienti non solo da Varese e provincia, ma anche da altre regioni italiane, soprattutto Lombardia e Emilia, desiderosi di celebrare la festa della “Virgen del Cisne
Domenica 28 agosto, Bedero Valcuvia è stata “invasa” da più di ottocento ecuadoriani, provenienti non solo da Varese e provincia, ma anche da altre regioni italiane, soprattutto Lombardia e Emilia, desiderosi di celebrare la festa della “Virgen del Cisne (Vergine del Cigno)”. E’ una bella tradizione, che ormai da tre anni viene sempre più consolidandosi. Sono stati accolti dal parroco, don Stefano, e da tutta la comunità di Bedero Valcuvia, curiosa di conoscere aspetti della cultura, della lingua e delle tradizioni dell’Ecuador. Tra loro, gradite presenze, il console dell’Ecuador, Maria Gabriela Vera Basurto, il sindaco di Bedero, Carlo Galli e il maresciallo dei carabinieri di Cuvio, Roberto Notturno.
Il migrante parte e porta con sé le tradizioni del suo popolo. Anche gli ecuadoriani, nella diaspora degli ultimi anni, hanno portato la devozione della “Virgen del Cisne” in tutti i paesi in cui sono arrivati. E’ capitato anche a Bedero, dove un gruppo di ecuadoriani, da anni insediati e integrati, si è adoperato per organizzare la festa alla loro Madonna. La giornata di domenica, dunque, è stata una ricorrenza che ben rappresenta i cambiamenti che le migrazioni mettono in atto in ogni paese: “loro con noi”, in un cammino comune, che fa spazio ad esperienze costruttive di reciproco arricchimento, maturazione e rinnovamento.
La statua della Vergine, venerata in Ecuador, prende il nome dal paese di “El Cisne”, dove si trova un santuario a lei dedicato, meta di migliaia di pellegrini. Arrivando in questo piccolo paese, l’immagine imponente del santuario, circondato da una corona di casette per lo più in legno, con tetti di lamiera o tegole sconnesse, comunica il significato che ha per la popolazione questa presenza di Maria: è la madre circondata dai suoi figli più poveri, che hanno trovato in lei rifugio e il conforto di una madre attenta e premurosa.
Il simulacro della Vergine del Cisne è per noi europei sorprendente: è alta solo 98 cm., rivestita con abiti preziosi e ha una lunga parrucca di riccioli, da cui l’appellativo familiare di «Churona» (ricciolona). La statua dispone di un ricco guardaroba, con abiti diversi a seconda dei tempi liturgici e delle feste.
Don Stefano ha celebrato in lingua spagnola la S. Messa: è stata un’opportunità per dimostrare che come Chiesa siamo davvero una grande famiglia al di là delle lingue e del diverso colore della pelle.
Un gruppo di cantori ecuadoriani e alcuni membri della corale bederese, diretti dal maestro Gonzalo Moya, hanno accompagnato la celebrazione con canti tipici liturgici in spagnolo: la musica è un linguaggio universale, che abbatte le barriere, sostenendo il valore dell’uguaglianza e dell’educazione alla conoscenza dell’altro.
Collocata su un baldacchino carico di fiori, l’immagine della Madonna, al termine della S. Messa, è stata portata in processione per le strade del paese.
A mezzogiorno sono stati i membri della comunità ecuadoriana ad occuparsi della preparazione del pranzo, che ci ha tuffato nella tipica cucina dell’Ecuador: antipasto ceviche (piatto a base di pesce crudo marinato nel limone insieme a spezie), arroz relleno (insalata di riso calda a base di gamberi, pollo, carne di maiale, cipolla, uova in frittata, salsa di soia), chancho hornado con maduro frito (carne di maiale con banane fritte) e per dolce “ensalada de fruta”.
I festeggiamenti, poi, sono proseguiti nel pomeriggio con musica suonata con strumenti originali dall’orchestra “Rumba e Candela” e balli folcloristici. Hanno dato spettacolo i gruppi di ballo “Arco Iris” (Ecuador), “Associazione culturale ACB” (Bolivia), “Nuestra Signora de Cocharca (Perù) e “Nueva Juventud di Piacenza: un intrattenimento festoso e palpitante, ricco di suoni e colori, condito da picchi di intensità emotiva che hanno fatto battere i cuori dei presenti. In molti subiamo il fascino delle musiche e delle danze allegre e festose latino-americane, anche per merito degli strumenti tradizionali che le accompagnano, che creano un’atmosfera unica e irrepetibile. Specialissima sarà l’esibizione di in gruppo di ballo formato da bambini (Devotos Virgen Del Cisne di Varese), tra cui due bederesi, che si sono impegnati tutto l’inverno per questa performance perché è bello mantenere viva la memoria delle proprie tradizioni.
Gli ecuadoriani rivolgono un grazie sentito al parroco, che ha profuso molto impegno per la riuscita della festa e ha calorosamente sostenuto l’evento.
La festa è stata ancora una volta immagine di un mondo in cui tutti hanno potuto sentirsi “a casa” perché ogni persona diversa è anche un simile: è sufficiente guardare la gente con simpatia e partecipazione per accorgersi che sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono. La diversità è una straordinaria ricchezza, perché è risorsa che ci permette di crescere e contribuire a costruire una società più giusta.
Cesi Colli
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