Elia Viviani, lacrime d’oro per il ciclismo su pista
Splendida vittoria del veronese nella prova dell'omnium nonostante una caduta nella corsa a punti. Argento per Rachele Bruni nella 10 Km di nuoto
Gli ori olimpici sono tutti belli, ma quello conquistato da Elia Viviani nella tarda serata (italiana) di Ferragosto ha un sapore davvero particolare. Il corridore veronese, 27 anni, ha vinto il titolo del cosiddetto omnium, specialità del ciclismo su pista che riunisce ben sei diverse gare, portando così il bottino tricolore a otto ori e – per adesso – 23 medaglie complessive.
Il successo di Viviani è particolare per tanti motivi: anzitutto perché a Londra, nel 2012, Elia assaporò la gloria olimpica ma nelle ultime prove dell’omnium crollò dopo essere andato al comando. E poi perché in questo quadriennio è stato praticamente l’unico azzurro di alto livello a frequentare con costanza e successo la pista (luogo dove per tanti anni l’Italia è stata protagonista, prima di cadere il disarmo), perché a metà della decisiva corsa a punti è stato vittima di una caduta senza colpe, perché da una vita non arrivava una medaglia del genere da un velodromo.
La corsa a punti è stato il suggello spettacolare all’oro di Viviani che era in testa alla classifica complessiva dopo cinque prove. L’ultima specialità – dura ed emozionante – avrebbe però potuto rivoluzionare la classifica, grazie ai 16 sprint e a un regolamento che prevede un cospicuo premio in punti a chi “prende un giro”, l’equivalente di una fuga nel ciclismo su strada. Viviani, dalla posizione di leader, partiva con tutta la pressione sulle spalle e la necessità di controllare una corsa in cui nessuno ha compagni di squadra (gareggia un solo atleta per nazione). Con pazienza certosina però l’azzurro ha partecipato a quasi tutte le volate a punti portando a casa di volta in volta piazzamenti utili. Poi ha dovuto concedere qualcosa ai rivali più accreditati tra cui “Cannonball”, Mark Cavendish (argento alla fine) e il danese Lasse Hansen (bronzo), oltre che fare fronte a una caduta che ha interrotto per qualche giro la sua gara.
Ma nel finale un paio di volate ben piazzate e addirittura un allungo (che non è valso il giro ma che ha permesso di guadagnare punti sui rivali più vicini) hanno consegnato al veronese – in lacrime – un’incredibile medaglia d’oro.
«Credo di avere sempre creduto a questo risultato – ha detto Viviani al termine della gara – anche facendo scelte particolari rispetto a quanto mi chiedevano le squadre Pro Tour nelle quai ho militato. Sono contento che ci siano ragazzi giovani alle mie spalle in Nazionale: grazie anche loro stiamo migliorando tantissimo. La caduta mi ha un po’ scosso, mi sono preso un attimo per capire come stavo, poi ho guardato il tabellone dove c’era il mio nome come leader e non potevo certo lasciare. Poi l’adrenalina mi ha permesso di riprendere al meglio».
NUOTO D’ARGENTO – Nel pomeriggio intanto il medagliere dell’Italia si era arricchito del nono argento, quello conquistato nella 10 km di nuoto in acque libere da Rachele Bruni al termine di una gara serratissima. L’azzurra, 25 anni di Firenze, è sempre stata nelle primissime posizioni e ha ceduto soltanto all’allungo della vincitrice, l’olandese Van Rouwendaal. Poi, nello sprint per il secondo posto, ha toccato per prima la francese Muller che però è stata squalificata proprio per una scorrettezza in volata su Bruni, letteralmente trattenuta. La giuria si è dunque espressa per l’eliminazione della transalpina e ha dato l’argento all’azzurra e il bronzo alla brasiliana Okimoto.
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