Gli esclusi da Galimberti, ora si ribellano
Nomine che guardano a destra, esclusione di chi lo ha avversato alle primarie, il "contrattino". I 3 autosospesi dalle commissioni sono una grana politica
“E’ difficile non restare allibiti di fronte alle prime scelte del sindaco” scrive il consigliere comunale Giampiero Infortuna (leggi). “Scelte stravaganti” osserva il consigliere comunale Fabrizio Mirabelli. “Il partito non mi ha difeso e mi ha chiesto le autodimissioni per dimostrare la mia fedeltà” attacca Luisa Oprandi (leggi).
Più chiaro di così, si muore. I tre dissidenti che si sono autosospesi dalle commissioni consiliari del comune di Varese (leggi), esponenti di peso del Pd cittadino, criticano ormai a viso aperto le scelte del sindaco Galimberti. L’aspetto bizzarro della vicenda è che il dibattito si sta svolgendo sui giornali, perché il partito non ha effettuato nessuna discussione interna, sul tema, in questi giorni. Mancando gli spazi interni, dicono alcuni, i veleni sono usciti lo stesso in maniera incontrollata e non filtrata politicamente.
3 CONSIGLIERI SI AUTOSOSPENDONO
COM’E’ ANDATA LA STORIA DEL CONTRATTINO NEL PD
PERCHE’ E’ SCOPPIATO IL CASO
Il partito cittadino ha dato a Galimberti il via libera su tutte le prime decisioni che ha dovuto prendere, dalla giunta comunale fino alle nomine nelle partecipate, ma l’esclusione di una parte degli esponenti dem, tra l’altro quelli che hanno preso più voti nelle urne, ha creato delle frizioni che sono saltate fuori adesso. Persino le magagne della campagna elettorale sono emerse all’improvviso, rivelate da Luisa Oprandi, con l’episodio del contratto di autodimissioni che le è stato proposto e che in sostanza voleva significare questo: se prendi voti per te stessa e non li dai a Galimberti, te ne vai e ti dimetti. Un atto richiesto a Fabrizio Mirabelli e Luisa Oprandi, per paura che facessero il doppio gioco.
LE REAZIONI
I fedelissimi di Galimberti, come il segretario cittadino Luca Paris, attaccano i 3 dissenzienti li tacciano di non voler fare squadra. Chi invece difende i 3 ribelli osserva che il sindaco Galimberti avrebbe dovuto coinvolgere di più tutto il partito ed essere meno rigido su alcune scelte. La politica è anche persuasione e capacità di sintesi.
Intendiamoci, non tutti i mali vengono per nuocere. L’entourage di Galimberti sa bene che un sindaco decisionista e svincolato dai partiti è molto apprezzato dai cittadini. Galimberti è stato appena eletto e può contare sulla curiosità e sull’apertura di credito dei varesini che sperano davvero possa fare bene per la città. I giornalisti chiamano questo periodo di fiducia verso il politico neoeletto la “luna di miele” e attaccare un sindaco in questi momenti può risultare spesso controproducente.
LA LINEA
Tuttavia, nel partito, c’è chi ritiene che sarebbe stato politicamente più accorto nominare Luisa Oprandi assessore, perché escludere chi ha preso 781 preferenze in città poteva essere difficile da gestire dal punto di vista personale e politico. Galimberti, osservano alcuni, avrebbe un po’ ceduto anche alle pressioni dell’assessore Roberto Molinari, a sua volta molto negativo verso la Oprandi, il quale avrebbe addirittura minacciato di non entrare in giunta se ci fosse stata la consigliera comunale più votata. La stessa Oprandi ha un carattere non facile e in alcune riunioni, racconta chi c’era, non sarebbe stata troppo diplomatica. Nel Pd ovviamente si sostiene la linea del primo cittadino, ovvero non parlare di faccende interne, non parlare di politica nella comunicazione ai cittadini e negare l’accordo con la Lega Civica. Il risultato però é che i veleni vengono fuori lo stesso. E male.
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