La fabbrica dove nascevano le “Ferrari del cielo”
Dallo sparviero perduto, al "gobbo maledetto", dal visionario Marchetti alle abilità di Passaleva. La storia centenaria della Siai narrata a puntate da Lorenzo Zeni e pubblicata sul blog I love Sesto Calende
C’è stato un tempo in cui i ritmi della giornata erano scanditi dal suono delle campane e uno più recente in cui, a quello delle campane, si è sostituito il fischio delle sirene.
A Sesto Calende, dove nel secolo scorso gli operai delle industrie sono arrivati a contare decine di migliaia, perfino le massaie avevano preso a riferimento quell’inconfondibile segnale che stabiliva l’inizio e la fine dei turni di lavoro.
Una fabbrica più di tutte le altre ha determinato il tempo delle famiglie sestesi e inciso sul passato della cittadina e dei suoi dintorni, la Siai Marchetti. La vita dell’azienda, nei cui stabilimenti e uffici, sono nati alcuni dei più importanti velivoli della storia aeronautica mondiale, è diventata tutt’uno con quella dei sestesi.
Non è un caso che perfino sulle campane siano stati incisi i profili degli aerei progettati sulle rive del Ticino.
La storia della Siai ha avuto inizio il 12 agosto 1915 (l’ingegner Marchetti arrivò nel 1922). Cento anni dopo, un gruppo di “siaisti”, così si definiscono gli appassionati, ha voluto celebrare quell’anniversario con una serie di eventi e con una pubblicazione, il libro “Più cento” (di Luciano Pontolillo, Elena e Lorenzo Zeni, edito da Aviani&Aviani Editori, Udine, nel 2015) che ripercorre tutta l’attività della “casa del volo”, dagli inizi alla cessione ad Aermacchi dopo gli ultimi progetti dei primi anni Ottanta.
Un percorso fatto di periodi d’oro, anni bui, crisi e riprese che oggi è possibile rileggere sul blog di I love Sesto Calende dove su proposta di Marco Limbiati ed Elena Zeni, il giovane studente Lorenzo Zeni ne ha fatto un’interessante storia a puntate, suddivisa per temi ed epoche. È possibile così conoscere i successi della casa di produzione, le imprese aviatorie e le traversate oceaniche, scoprire le caratteristiche dei velivoli che sono diventati icone di una fabbrica e di un intero settore come l’S55 protagonista delle sfide degli anni Trenta, l’S79 ribattezzato “gobbo maledetto“, che fu il bombardiere medio più veloce al mondo o l’SF260 , la Ferrari dei cieli. Sono descritte inoltre vicende uniche come la storia dello sparviero perduto, scomparso nel 1941 e ritrovato venti anni dopo nel deserto del Sahara e quella del primo volo sul Lago Maggiore dopo la Liberazione. Questi alcuni dei fatti narrati ma quello che più di tutto emerge dalle questa scrupolosa ricostruzione sono i suoi protagonisti, quello che oggi gli studiosi di economia definiscono “il fattore umano“. Una risorsa tanto determinante quanto la tecnica e i capitali. Ed è proprio a loro che è dedicato questo lavoro. Sono stati infatti gli ingegneri, i tecnici e gli operai a fare grande il nome e il prestigio di questa azienda. In loro hanno creduto grandi progettisti e imprenditori saggi e abili come il visionario ingegnere Alessandro Marchetti, salutato per la sua ultima volta sulla terra, il giorno dei suoi funerali, da tutta la città e da una pioggia di fiori, lanciata dagli aerei che lui stesso vide nascere (Nella foto a sinistra Marchetti con il leggendario collaudatore Alessandro Passaleva).
Questo e molto altro ha raccolto nella “storia a puntate” della Siai Lorenzo Zeni. Alla base delle informazioni oltre al volume “Più cento” e le testimonianze di famiglia dell’appassionata siaista Elena Zeni, c’è un’accurata attività di ricerca che come lui stesso ammette “è diventata una grande passione tanto che ho cambiato facoltà e mi sono iscritto ad Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Milano. Al momento ho finito il secondo anno e ad ottobre inizio il terzo”. Un importante percorso di studi da portare avanti e nel cassetto un bagaglio di conoscenza che potrebbe essere la traccia perfetta per una tesi o, ce lo auguriamo, per qualcosa di ancora più grande.
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