Senza soldi, con lo zaino in spalla, verso Rimini
Raffaele Cattaneo racconta la sua esperienza. "Il primo Meeting nel 1980 fu una esperienza pionieristica, molto diversa dalle edizioni cui siamo abituati oggi"
Si apre venerdì 19 agosto a Rimini l’edizione 2016 del Meeting per l”amicizia fra i popoli. Si tratta di un appuntamento ormai tradizionale, che fa parte stabilmente da molti anni della vita politica e culturale italiana e segna in qualche modo la ripresa del dibattito sui principali temi sociali, politici ed economici dopo la pausa ferragostana.
Il Meeting è certamente tutto questo eppure insieme è molto di più.
Per spiegarlo vorrei partire dall’inizio, da quell’agosto 1980 in cui si svolse la prima edizione. Il Meeting era nato dall’idea di alcuni amici di Rimini e di Milano, tra cui Emilia Smurro (ancora oggi Presidente del Meeting), Roberto Formigoni, Nicola Sanese, all’interno di quella grande esperienza educativa e di vita che è il movimento di Comunione e Liberazione. Come ricorda il sito del Meeting: “É la fine degli anni ’70. Tra alcuni amici che condividono l’esperienza cristiana, nasce il desiderio di incontrare, conoscere e portare a Rimini tutto quello che di bello e buono c’è nella cultura del tempo. Così ha origine il Meeting per l’amicizia fra i popoli nel 1980. Un incontro tra persone di fede e culture diverse. Un luogo di amicizia dove si possa costruire la pace, la convivenza e l’amicizia fra i popoli. Una trama di incontri che nascono da persone che mettono in comune una tensione al vero, al bene, al bello”.
Nel 1980 io avevo 18 anni. Incuriosito e attratto da questa iniziativa nata all’interno di un mondo che avevo già cominciato a frequentare da 2/3 anni e che aveva riempito di senso e di gusto la mia giovinezza, partii zaino in spalla con un paio di amici verso Rimini, senza neppure sapere dove saremmo andati a dormire e praticamente senza soldi. Confidavamo però nella qualità umana delle persone che ci sarebbero state. Ce la cavammo, non senza qualche patema, grazie all’ospitalità di alcuni adulti di Gerenzano che, impietositi, ci offrirono un riparo nella loro tenda al campeggio di Rimini.
Il primo Meeting fu una esperienza pionieristica, molto diversa dalle edizioni cui siamo abituati oggi, ma conteneva già, come in un seme, tutte le intuizioni che avrebbero dato vita negli anni a venire a questa esperienza straordinaria: che la vita è l’arte dell’incontro e che gli uomini nel confronto delle idee e nella capacità di parlarsi, ritrovarsi, incontrarsi come uomini danno il meglio di sé, riscoprono le ragioni più profonde della propria umanità e comprendono che un dialogo è sempre possibile perché le esigenze che condividiamo sono comuni, le domande che albergano nel nostro cuore sono le stesse e le risposte che cerchiamo sono tutte tentativi imperfetti, ma animati dalla stessa passione.
Questa capacità di incontro, questa radice di umana amicizia è il vero segreto del Meeting ed è insieme il più forte e concreto strumento per costruire la pace e l’amicizia fra i popoli, che quando si incontrano e si parlano, quando scoprono le proprie similitudini più difficilmente poi scelgono la strada di farsi la guerra.
È il segreto che si intuisce ancor prima che nelle parole di chi interviene nei moltissimi incontri, peraltro tutti di altissimo livello e grande interesse,, guardando le facce delle centinaia di volontari che danno gratuitamente il loro tempo per rendere possibile l’evento, sotto il sole cocente nei parcheggi o al caldo delle cucine; delle famiglie in pantaloncini e maglietta, con carrozzine e passeggini stracarichi di figli, che affollano i padiglioni della Fiera di Rimini, per visitare questa o quella mostra, la libreria, uno stand; nel silenzio assoluto delle migliaia di persone che seguono gli incontri più affollati; negli sguardi dei moltissimi giovani universitari o liceali che spiegano una mostra, accolgono in uno stand o semplicemente stanno insieme allegramente, in modo sereno e non distruttivo di se e degli altri.
Mi sto preparando anche quest’anno, come praticamente ogni anno da quel 1980, a partire per Rimini, dove spenderò qualche giorno. Conto di arrivare già venerdì, quando ci sarà l’intervento di apertura del Presidente della Repubblica Mattarella, un incontro sul lavoro cui parteciperà anche il Presidente Maroni, un intervento di Luciano Violante sull’incontro con l’altro, genio della Repubblica, a 70 anni dalla Costituzione. Ma anche un incontro col Cappellano del carcere minorile Beccaria, uno col Vicario Apostolico dell’Arabia su cosa significhi vivere da cristiani in quelle terre, uno sulla società che costruisce in Tunisia e a tanto altro ancora..
Tra questi, sempre venerdì, un incontro sui Santi che hanno sognato e costruito l’America, con il prof. Emanuele Colombo, bustocco, che da anni vive e insegna a Chicago alla De Paul University e che ho incontrato pochi giorni fa in quella città durante il mio recente viaggio negli USA.
Ecco questo è il meeting: un fiorire di incontri che poi proseguono nella vita, un ritrovarsi fra amici, che vengono da tutto il mondo, uno scambio di esperienza aperto al confronto ci tutti, in cui la presenza di una forte identità – come certamente è forte l’identità cristiana e l’appartenenza alla Chiesa dei fondatori e organizzatori del Meeting – non è ostacolo ma al contrario condizione per un dialogo più autentico con tutti coloro che hanno identità differenti.
Il programma proseguirà con altrettanta intensità fini alla chiusura il 25 agosto. Sul sito si possono trovare tutte le informazioni. Il mio consiglio però è di non limitarsi a guardare da fuori il Metting, leggendolo sui giornali o vedendolo nei servizi televisivi. Bisogna provare una volta a metterci il naso se lo si vuole capire, o almeno intuire nel suo significato più profondo.
Nel 1980 il Meeting della prima edizione si chiuse con una cena di sostegno che costava la bella cifra per allora di 25.000 lire. Risparmiammo tutta la settimana, saltammo anche qualche pasto, ma io e i miei due amici decidemmo di esserci. Ricordo ancora la meravigliosa cernia in bellavista che giustificava i nostri sacrifici: non l’avevo mai mangiata prima e, un po’ per la bontà un po’ forse per la fame, ne ricordo ancora oggi il sapore. La serata conclusiva era condotta da Angiolino Lonardi che annunciò che la prossima edizione del Meeting sarebbe stata nel 1990, dieci anni più tardi! Tanto era stato lo sforzo organizzativo che sembrava impensabile organizzare un meeting ogni anno… Per fortuna le cose andarono in modo diverso. È così da più di trent’anni questa opportunità si offre ogni agosto a chi vuole coglierla.
Consiglio a tutti, almeno una volta nella vita, di non lasciarsela sfuggire. Aiuta ad aprire la mente e il cuore e a lasciare da parte molti pregiudizi. Buon Meeting!
Raffaele Cattaneo
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Dell’Università ho un solo brutto, pessimo ricordo: Comunione e Liberazione.