Eutanasia: in Svizzera per morire cinquanta italiani l’anno
A riferirlo è Emilio Coveri, presidente dell'Associazione Exit Italia, una delle quattro che operano in aiuto di chi chiede la dolce morte
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Una cinquantina di nostri connazionali ogni anno varcano i confini con la Svizzera alla ricerca di una “morte dolce”, l’eutanasia.
A riferirlo è Emilio Coveri, presidente dell’Associazione Exit Italia, una delle quattro che operano in aiuto di chi chiede la dolce morte.
In forte aumento le richieste da parte degli italiani nell’ultimo periodo: “Riceviamo dalle 70 alle 90 telefonate a settimana”.
Di queste, solo una piccola parte andrà in Svizzera, e di quest’ultimo gruppo, ha aggiunto Coveri, “nessuno cambia idea”.
Si tratta del suicidio assistito, la pratica di eutanasia che prevede l’intervento attivo del malato che assume da solo, con la supervisione di un medico, il farmaco che lo porterà alla morte.
Questa pratica è però vietata ai minori in ogni parte del mondo, differentemente dall’eutanasia passiva, alla quale è stato sottoposto un minore in Belgio.
Da wikipedia
L’eutanasia, letteralmente buona morte, è il procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica.
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In questo la Svizzera di dimostra un paese civile che restituisce dignità alle persone afflitte da un male incurabile che decidono di fare una scelta raziocinante.
Noi invece ascoltiamo i profeti con tunica che parlano dal loro altare di moralità, che ti dicono come nascere, vivere e morire. Ovviamente le loro imposizioni valgono per tutti anche per quelli che non credono minimamente alle loro favolette da terza media.