La fabbrica del futuro si sperimenta alla Liuc
Svelato il nuovo laboratorio per sperimentare le potenzialità della fabbrica 4.0. Il presidente Graglia: "Il materiale che farà la differenza nel futuro sarà solamente il cervello"
A prima vista sembra una fabbrica normale: c’è la catena di montaggio, ci sono viti e bulloni, ci sono gli operai. Ma è proprio quello che non si vede che la rende innovativa: sensori, telecomandi, trapani wireless. E’ la Fabbrica 4.0 che in occasione della notte dei ricercatori è stata svelata all’università Liuc di Castellanza all’interno del nuovo laboratorio I Fab.
La fabbrica 4.0 è un nuovo sistema produttivo in cui le innovazioni tecnologiche si sposano con le metodologie tradizionali per raggiungere un ambizioso obiettivo, quello cioè di aumentare la produttività fino al 30%. «La ricerca in questo settore deve essere portata avanti -spiega Raffaella Manzini, prorettore alla ricerca Liuc- ma non può essere solo teorica e noi qui, in questo laboratorio, vogliamo sperimentare concretamente le potenzialità di questa realtà». La fabbrica della Liuc ha così ripreso il laboratorio dedicato alla fabbricazione dei kart attivo da 5 anni per insegnare il team building adeguandolo però con nuove tecnologie in grado di perfezionare ulteriormente il processo produttivo.
Uno sforzo rilevante quello della sperimentazione che la Liuc ha deciso di portare avanti sia con il laboratorio sperimentale e sia con una ricerca su vere aziende del territorio i cui primi risultati saranno presentati a marzo del prossimo anno. Nel frattempo, anticipa il rettore della Liuc, Federico Visconti «noi speriamo di riuscire a rendere stabile questo laboratorio per il quale tante persone hanno lavorato e investito, dagli sponsor ai nostri professori, passando per tecnici e studenti».
«Proprio qui, dove oggi noi sperimentiamo queste tecniche, un tempo c’era una fabbrica vera e questo ci deve spingere ancora di più a lavorare per essere in grado di far capire come muoversi alle aziende per essere industrialmente rilevante» commenta il presidente dell’Ateneo, Michele Graglia, ricordando poi che «senza dubbio il materiale che farà la differenza nel futuro non sarà il silicio o il carbonio, sarà il cervello».
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