La Procura indaga sulla rete del passatore arrestato
Secondo gli investigatori il nigeriano arrestato nei giorni scorsi a Porto Ceresio era in attività da diversi mesi e dietro di lui ci potrebbe essere un'organizzazione. Sale il livello di attenzione nelle zone di confine del Varesotto
Si aggrava la posizione del 32enne nigeriano arrestato dai Carabinieri di Porto Ceresio con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il sostituto procuratore di Varese Luca Petrucci gli ha contestato anche l’aggravante dei fini di lucro e il fatto che stesse compiendo il reato con un numero di persone superiore a 5 e ora rischia una pena che va dai 7 anni e mezzo ai 20 anni di reclusione.
Erano sei, per l’esattezza, i clandestini che stava aiutando a varcare il confine con la Svizzera e in tasca gli sono stati trovati 600 euro che fanno pensare ad una tariffa di almeno 100 euro a testa per il “servizio” reso. Il passatore provvedeva ad accogliere i migranti interessati a passare il confine alla stazione di Porto Ceresio, acquistava i biglietti dell’autobus e li scaglionava a coppie o singoli nelle diverse corse che, durante la giornata collegano il piccolo paese lacustre con le vicinissime località ticinesi, in modo da non dare troppo nell’occhio.
I sei migranti fermati col passatore (cinque uomini e una donna) erano arrivati a Varese da Milano e provenivano tutti dall’accampamento nei pressi della stazione San Giovanni di Como. Il nigeriano – domiciliato presso un centro di accoglienza di Gallarate dove era in attesa di asilo – era già stato visto diverse volte dagli autisti dei pullman che fanno la tratta italo-svizzera e proprio grazie a questo riconoscimento è scattata la sua segnalazione alle autorità italiane che lo hanno fermato.
Il traffico di migranti – da quanto si evince dalle prime informazioni – andava avanti da mesi e fa presupporre che dietro l’arrestato ci sia una rete ben più ampia che ora la Procura sta cercando di ricostruire. Ora anche i colleghi svizzeri vogliono vederci chiaro sulla vicenda.
Il tratto di confine in territorio varesino è controllato dalle autorità elvetiche attraverso droni che sorvolano le zone immediatamente confinanti con l’Italia. I valichi non presidiati sono monitorati costantemente attraverso le telecamere ma i sistemi escogitati per bypassare i controlli sono anche altri.
L’attenzione di tutti si sta spostando sempre più a ovest e da Como, ora, sotto la lente di ingrandimento ci sono i vecchi sentieri delle bionde tra le montagne dell’Alto Varesotto (Indemini, Curiglia, Dumenza), un tempo utilizzati dai contrabbandieri di sigarette e alcolici ma che oggi tornano buoni per il passaggio dei migranti che premono alle frontiere italiane. E’ notizia di oggi, infine, l’arresto di 21 persone che facevano parte di un’organizzazione composta da cittadini, siriani, libanesi, algerini, che favoriva l’immigrazione clandestina mediante viaggi in auto che i migranti arrivavano a pagare 500 euro a testa.
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