Lega Nord: “La nostre domande sul caso Molina”
L'intervento del capogruppo della Lega Nord, Fabio Binelli, sul caso Molina, con le domande sui punti della vicenda che rimangono da chiarire
La decisione assunta dal presidente della Fondazione Molina Onlus Christian Campiotti che ha respinto l’invito di 22 consiglieri comunali (su 33) a relazionare sull’andamento della gestione della più importante Residenza Socio Assistenziale della città e della Provincia costituisce una svolta pesantemente negativa per l’immagine dell’amministrazione comunale di Varese.
Nei ventitrè anni di governo Lega Nord-Centrodestra, il Consiglio Comunale si è confrontato con numerosi soggetti che non erano formalmente tenuti a presentarsi in Salone Estense, ma sono venuti per rispetto delle istituzioni e della città: direttori dell’Ospedale, rettori dell’Università, presidenti di Regione non sono certo obbligati a rendere conto al consiglio comunale, ma lo hanno fatto con grande serenità.
Il nuovo sindaco Davide Galimberti invece non riesce a convincere Campiotti (esponente della lista Malerba, l’alleato nascosto che gli ha fatto vincere le elezioni) a fare quello che è un semplice atto di cortesia istituzionale e di trasparenza amministrativa.
Galimberti ritiene che tutto si possa esaurire mandando un paio di consiglieri comunali della sua lista a fare conversazioni private con Campiotti, ad esito delle quali si racconta ai giornali che al Molina va tutto bene. Beh, se è così perché rifiutare il confronto? Perché Galimberti non è grado di persuadere Campiotti a presentarsi per dire come gestisce le risorse finanziarie del Molina? E’ forse sotto scacco della Lista Malerba? Non sono bastate la concessione della presidenza del consiglio e quella delle società partecipate?
Ha un bel dire Campiotti che la Fondazione Molina è un ente di diritto privato: in realtà le risorse economiche con cui opera derivano da soggetti pubblici (Regione Lombardia, integrazioni delle rette compiute dai Comuni, soprattutto quello di Varese) e da cittadini (rette, donazioni, cinque per mille delle imposte) e rendicontare, quando si maneggiano soldi dei cittadini è un obbligo morale, che evidentemente Campiotti non avverte e il sindaco Galimberti non pretende.
Non a caso il bilancio e lo Statuto della Fondazione Molina non vengono pubblicati sul sito dell’ente e anche il “Codice Etico” previsto obbligatoriamente dal D. Lgs. 231/2001 viene reso disponibile “a richiesta” (sic!).
Le notizie che si diffondono sulla gestione della liquidità della Fondazione Molina sono inquietanti, sia per le dimensioni, sia per le modalità utilizzate. Si parla di milioni di euro prestati direttamente o indirettamente a televisioni locali, economicamente traballanti ma politicamente molto vicine alla Lista Malerba, le quali, durante la campagna elettorale, hanno pesantemente attaccato la coalizione di centro-destra.
Non ci piace sparare nel mucchio, soprattutto quando si parla di un ente che è nel cuore dei Varesini e offre servizi a tanti nostri anziani; ma proprio perché il Molina deve rimanere un patrimonio positivo della città di Varés, se dovessero emergere comportamenti scorretti o anche solo inopportunamente disinvolti, la Lega Nord sarà inflessibile nel chiedere la destituzione di chiunque si sia reso responsabile di un utilizzo improprio delle risorse destinate ai più deboli. Non è possibile accettare l’oscurità sul maneggio dei soldi del Molina.
Dal momento che il presidente della Fondazione Molina non vuole chiarire il suo operato, la Lega Nord di Varese chiederà l’audizione in consiglio comunale dell’organo che statutariamente effettua i controlli sulla gestione della Fondazione, cioé l’Agenzia Territoriale della Salute – Insubria, che sappiamo aver già attivato le procedure di verifica dell’attività della Fondazione Molina.
Nello specifico la Lega Nord chiederà di chiarire:
– quali e quante emissioni obbligazionarie sono state sottoscritte dalla Fondazione Molina nel corso dell’ultimo anno;
– se la sottoscrizione di tali obbligazioni sia stata legittimamente assunta dal consiglio di amministrazione o da altro organo competente della Fondazione;
– se l’organo deliberante della Fondazione abbia acquisito preventivamente la documentazione inerente i soggetti emittenti e abbia valutato i profili di rischio esistenti, ai sensi della normativa vigente in materia di prestito obbligazionario;
– se le spese per la promozione pubblicitaria della Fondazione Molina sono state aumentate nell’ultimo anno, se esse siano giustificate sotto il profilo gestionale e se corrisponde al vero che il grosso dell’investimento pubblicitario sia stato effettuato su un’emittente televisiva riconducibile ai soggetti emittenti delle obbligazioni;
– se sussistano le condizioni per il commissariamento della Fondazione Molina da parte di Regione Lombardia.
Appare ovvio che l’ATS potrà riferire anche qualsiasi altro elemento utile a verificare che i denari che la comunità varesina e lombarda mette a disposizione della Fondazione Molina siano impiegati solo ed esclusivamente a vantaggio della stessa comunità e non di logiche di partito o addirittura personali.
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