Nella classe capovolta, si impara senza libri o quaderni

Scuola capovolta

Una borsina leggera dove mettere il libretto della comunicazioni, qualche penna e la merenda. Non serve niente altro per frequentare la primaria di Sumirago dove dallo scorso anno è stato adottato il sistema “A scuola senza zaino”.

«È stata un’esperienza senz’altro positiva – assicura Rita Tibiletti, coordinatrice didattica della primaria Manzoni – Per tutto l’anno abbiamo organizzato momenti di riflessione insieme ai genitori e il gradimento è sempre stato elevato sia per l’organizzazione sia per l’apprendimento. Così quest’anno proseguiamo allargando alle tre prime entrate ( sono arrivati bimbi anche da altri paesi) il modello didattico dove l’insegnante non trasmette i saperi ma li sollecita»

Leggere scrivere, fare di conto: com’è possibile se non si segue la maestra alla lavagna? « Questa metodologia porta i bambini a trarre gli insegnamenti dall’esperienza. Si parte con un gioco dove non sono spiegate le regole, da un documento o un filmato. I bambini dibattono, si confrontano, sperimentano e poi, con la mediazione della maestra, individuano la regola. La classe è organizzata in gruppi o in postazioni singole a seconda del programma che viene pianificato “nell’agorà” a inizio settimana o la mattina stessa, così tutti hanno la consapevolezza del propio ruolo e compito. Ogni gruppo affronta un percorso, poi ci si scambia finché tutti hanno provato tutti gli strumenti didattici. A quel punto i bambini discutono insieme alla maestra e riflettono su ciò che si è appreso».

Il sistema si chiama “didattica rovesciata” o “flipped class”: gli insegnanti fanno da mediatori o facilitato ma non dispensano direttamente i saperi: « Ci possono essere anche lezioni individuali, se si decide che un alunno deve fare un percorso diverso. Questa flessibilità permette di stare attenti alle diverse capacità di apprendimento».

Dopo un anno di sperimentazione, il modello ha bisogno ancora di qualche taratura: « Ci siamo dati tre anni per arrivare a regime. Il lato positivo è la formazione continua che possiamo e dobbiamo fare – racconta la maestra Rita – È bello e costruttivo ritrovarci e analizzare i singoli passaggi, far circolare le idee e le esperienze per arricchirci tutti».

Tra i punti da tarare l’uso della voce: « È stata una conquista lunga e faticosa. Capire come usare la voce per non dare fastidio agli altri non è stato semplice ma, alla fine, siamo riusciti a trovare l’equilibrio. È ancora delicato il momento della condivisione: questo passaggio ha bisogno ancora di essere seguito e sostenuto perché è difficile far accettare loro le regole da seguire».

Senza libri, senza quaderni, astucci e diari. Solo due computer in classe e la curiosità da tenere costantemente alta. Il modello della classe senza zaino comincia a fare proseliti: da Sumirago si è esteso alla primaria di Taino. Dal prossimo anno si avvierà al comprensivo di Cuveglio che ha due classi sperimentali nella primaria e sta predisponendo arredi e materiali, mentre altre scuole si sono informate su metodo e investimenti.

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Pubblicato il 15 Settembre 2016
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