Noi, piccoli ladri di allegria, per le strade di Abor

Sono arrivati in Ghana, ospiti dei padri comboniani, Martin Stigol e Noemi Bassani, partiti insieme ai "teatri del Mondo" per portare la loro arte tra i bambini

La Zattera teatro in Ghana

Sono partito nuovamente, con il festival I TEATRI DEL MONDO in compagnia dello stesso gruppo che è stato con me in Albania, a Scutari.

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Oggi è diverso, forse perché l’Africa dell’ovest è tutta da scoprire o forse semplicemente perché questa volta siamo ad Abor, nella comunità comboniana di Padre Jo. Qui vivono circa cento ragazzi dai sei ai 17 anni, divisi per età, che provengono da diverse famiglie della campagna ghanese al confine meridionale con il Togo.

A guidare il centro “La casa del padre” è un sacerdote comboniano italiano, originario di Colico, e che oggi, dopo circa quarant’anni, rappresenta un esempio per l’intera comunità ghanese di Abor; è infatti co-fondatore dell’organizzazione di circa sessanta villaggi e di altrettante scuole del territorio.

Il centro che ci ospita si trasforma in scuola dal lunedì al venerdì. Qui, una quindicina di maestri tra cui alcuni giovanissimi, guida nello studio e nel gioco cinquecento ragazzi che ogni mattina vi si recano partendo da altri villaggi a piedi o con dei pullman.

Oggi il Ghana vive la sua giovane democrazia di cui anche noi siamo chiamati, in qualche modo, a far parte attraverso un laboratorio di teatro che durerà due settimane e che si svolgerà nelle ore serali…Sì, perché il tempo della scuola e del gioco sono sacri anch’essi e non vengono sospese le lezioni giornaliere per altre attività.

Ieri è stata la nostra giornata libera e siamo andati al mercato dove, da bravi turisti, abbiamo comprato stoffe e oggetti di scena che ci serviranno per i laboratori che terremo qui. Poi, visto che era sabato e siamo a 35 km dal mare, siamo andati tutti insieme, adulti e bambini a tuffarci nelle acque dell’oceano dove le onde sono davvero giganti.

Il momento più bello, in questo pezzo di mondo, è stato assistere alla messa serale dei bambini; sì, dei bambini, perché di adulti ce ne sono pochi e ti accorgi di come siano proprio i più piccoli che con il loro impegno e con la loro consapevolezza della religiosità ad animare la messa con canti e preghiere: un gesto che mi strappa la voglia di tornare indietro con il mio mestiere di cantastorie e diventare, nella prossima vita, un custode di questi angeli senza ali.

Intorno ad Abor ci sono tanti villaggi dove vivono numerose famiglie distribuite in nuclei di duecento, trecento abitanti, in case di mattoni e muri di fango, con il tetto di paglia e che, nonostante l’apparente precarietà, sono ben ordinate, hanno la luce, il chiosco, e talvolta addirittura l’acqua.

Ed è lì, che fra un raggio di sole e un percorso avventuroso abbiamo fatto la nostra prima parata per le vie del villaggio, per un pubblico di grandi e piccini, che nello stupore di una domenica mattina, ci ha regalato applausi e sorrisi: il migliore dei regali per un professionista della risata, in questi tempi moderni.

Ecco, questo siamo diventati, piccoli ladri di allegria in un’africana mattina di settembre, ed è per questo che, in questi tempi di magre idee culturali, mi sono spinto così lontano, con Noemi Bassani, Maurizio Stammati, Andrea Mariani e due giovanissimi filmaker.

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Pubblicato il 20 Settembre 2016
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