5 milioni di poveri, 670mila solo in Lombardia
I dati del Banco Alimentare presentati a Milano. In provincia di Varese sono quasi 20mila le persone aiutate

Continua a crescere la povertà nel nostro Paese, sono quasi 5 milioni gli italiani in difficoltà, di cui circa 670 mila indigenti solo in Lombardia, 100 mila in più rispetto al 2014. Di questi, nella nostra Regione sono oltre 209 mila le persone aiutate da Banco Alimentare Lombardia attraverso una rete di 1.254 organizzazioni caritative partner. È quanto emerge dal Bilancio sociale 2015 del Banco Alimentare della Lombardia “Danilo Fossati” Onlus, presentato oggi a Milano presso ALTIS – Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica. Dall’osservatorio privilegiato di Banco Alimentare Lombardia sulle persone assistite risulta che a patire di più la fame sono i minori: oltre 60 mila bambini e adolescenti, circa 1 minore su 3, ricorrono ai pasti donati dall’Associazione, di cui 13 mila nella sola Milano. In Provincia di Varese sono attive 118 strutture caritative, che seguono 19.605 persone complessivamente.
Il Banco Alimentare della Lombardia è riuscito nel 2015 a donare ben 34 milioni di pasti equivalenti grazie alle 17.043 tonnellate di alimenti recuperati e raccolti – il 22% in più rispetto all’anno precedente. Nel 2015, tutte le 209.778 persone assistite attraverso la rete di organizzazioni caritative partner, hanno potuto in media beneficiare dell’equivalente di un pasto adeguato almeno ogni due giorni, requisito minimo per uscire dalla soglia della deprivazione alimentare. Importanti cifre che rappresentano l’enorme lavoro svolto dall’Associazione, una delle 21 organizzazioni della rete Banco Alimentare che attraverso il recupero e la distribuzione del cibo si adopera per il sostegno e l’inclusione delle persone bisognose.
«Ogni giorno al Banco Alimentare della Lombardia possiamo contare su donazioni di cibo, servizi e denaro di persone che mettono a disposizione con passione il loro tempo e le loro risorse – commenta – Roberto Vassena, Presidente del Banco Alimentare della Lombardia – Insieme ai nostri dipendenti, i volontari contribuiscono quotidianamente al progetto di Banco Alimentare per aiutare chi ha più bisogno. Sono 718 i volontari stabili impegnati al Banco, oltre 230 le aziende che ci hanno sostenuto con donazioni di beni, servizi ed elargizioni liberali e 585 le aziende che nel 2015 hanno donato alimenti, compresi quelli destinati ai bambini in età pediatrica che sono tra i più costosi e difficili da reperire. Senza tutti loro non sarebbe stato possibile raggiungere nel 2015 questi importanti risultati».
«La collaborazione ormai decennale e concreta con il Banco Alimentare della Lombardia ha un enorme valore per la nostra Città, come dimostrano i numeri presentati oggi, dimostrazione dell’importanza del lavoro di tutte le persone che ogni giorno collaborano con e per l’Associazione. Una sinergia questa, tra pubblico e privato, di grande valore sociale ed esempio positivo di efficiente gestione delle emergenze sociali della nostra Città» dichiara Pierfrancesco Majorino, Assessore Politiche sociali, Salute e Diritti del Comune di Milano
Ai commenti di Pierfrancesco Majorino si aggiungono quelli di Paolo Favini, Direttore Generale Reddito di Autonomia ed Inclusione Sociale di Regione Lombardia: «I risultati presentati oggi dal Banco Alimentare della Lombardia rappresentano un notevole segnale di cambiamento dell’approccio alla solidarietà: il lavoro di squadra può davvero fare la differenza, offrendo prospettive concrete a una parte rilevante dei poveri della nostra Regione, in particolare ai più piccoli, gli adulti di domani».
«I dati del Banco Alimentare della Lombardia – conclude il professor Vito Moramarco, Direttore di ALTIS Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica – sono la dimostrazione di come anche nel non profit “fare sistema” fra cittadini, aziende e istituzioni, che in questi anni hanno risposto con grande entusiasmo e determinazione, è uno dei modi più efficaci per promuovere un percorso virtuoso di generazione di valore condiviso: un vero caso di scuola di impresa della carità».
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