Aime: “La Camera di Commercio deve rimanere autonoma”

I vertici dell'associazione concordano con i pilastri della riforma ma rivendicano il virtuosismo dell'ente camerale. Angelo Senaldi: «Ha mantenuto coeso il territorio, una specificità che non si può ignorare»

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La Camera di Commercio di Varese per numeri, efficienza, bilancio e storia può e deve rimanere autonoma. È questa la posizione dei vertici di Aime (Associazione imprenditori europei) sulla riforma voluta dal Governo. Il presidente Armando De Falco, il segretario generale Gianni Lucchina e Graziella Roncati Pomi nella triplice veste di vicepresidente vicaria di Aime, membro di giunta della Camera di Commercio e vicepresidente di PromoVarese, azienda speciale dell’ente camerale, lo hanno ribadito in una conferenza stampa a cui ha partecipato anche il deputato del Pd Angelo Senaldi, membro della commissione attività produttive che dovrà dare un parere sulla riforma e rinviare al governo le osservazioni in proposito.
(nella foto, da sinistra: Roncati Pomi, Lucchina, De Falco e Senaldi)

Superare l’attuale sistema non vuol dire buttare via tutto – Lucchina ha esordito dicendo che: «Avrebbe preferito vedere le osservazioni di Aime, presentate nello scorso mese di giugno, applicate in toto», ma è comunque soddisfatto perché una parte di quelle istanze sono state ascoltate e recepite. «Noi abbiamo posto al centro la funzionalità e l’efficienza delle Camere di Commercio – ha detto il segretario di Aime – partendo da due pilastri: mettere al centro il diritto di tutte le imprese di eleggere chi le governa, per dare più forza alle stesse camere di commercio, e innovare nei servizi attraverso le reti.  Riconosciamo l’utilità della riduzione del loro numero che non va perseguita sulla base di una rilevanza geografica, ma sulla sostenibilità economica».

Bilanci a posto e storia virtuosa in linea con il decreto – «Se analizziamo quanto ha fatto in questi anni la Camera di Commercio di Varese è perfettamente in linea con quanto chiede il decreto – ha sottolineato De Falco -. Ha una conoscenza profonda del territorio, ha i conti a posto e ha già fatto una svolta rispetto alle nuove competenze, pensiamo allo sport e al turismo. Noi condividiamo queste nuove funzioni perché sono nel dna di Aime, così come vediamo favorevolmente un rinnovamento generazionale e un supporto alle imprese in un contesto di libero mercato. Infine, ma non meno importante, il percorso di autonomia in questa riforma giocato da Unioncamere».

Diritto camerale sì o no? Non è questo il problema – Graziella Roncati Pomi vive la questione relativa alla riforma sia come dirigente di un’associazione di categoria sia come membro della giunta della Camera di Commercio. «Trovo giusto – ha commentato la vicepresidente di Aime – che l’ente camerale resti autonomo e indipendente perché in questi anni di crisi ha contribuito a proteggere ancor di più il patrimonio delle nostre imprese. Non penso che per gli imprenditori il diritto camerale rappresenti un problema, parliamo di 120 euro all’anno, che con la riforma diventeranno 60. Inoltre, le nuove competenze su cui la nostra Camera di Commercio si è già mossa bene, possono creare un indotto interessante a più livelli».

Da 105 a 60 Camere di Commercio si può fare senza accorpare Varese – Angelo Senaldi, deputato del Pd, è membro di una commissione che in questa riforma può giocare un ruolo importante per via delle osservazioni e dei pareri, seppur non vincolanti, che dovrà dare al governo. «La riforma – ha spiegato Senaldi – si basa sulla riduzione del numero delle camere di commercio e la riduzione del diritto camerale del 50% entro il 2017. Oggi si sta discutendo se reintrodurre una flessibilità del diritto camerale del 20% quando c’è il collegamento a un progetto specifico e di un altro 10% che potrebbe arrivare dalla deroga del versamento alla tesoreria centrale. Il decreto inserisce anche un organismo esterno che valuti l’efficienza delle camere di commercio e Varese è una di quelle che dal  punto di vista del bilancio ha tutti i numeri a posto. Poi c’è un altro tema importante: il personale. Si sta immaginando un meccanismo interno di mobilità alla pubblica amministrazione con la possibilità di prepensionamenti. Per quanto riguarda le competenze, sono contento che il registro delle imprese sia rimasto in capo alle camere di commercio».

Il ruolo attrattivo di Milano – La riforma si inserisce in un quadro complessivo di cambiamenti che riguarda i territori. Nel caso di Varese un ruolo lo giocherà sicuramente l’aera metropolitana. Basti citare il caso della Camera di Commercio di Monza che ha deciso di accorparsi con quella di Milano. «Credo che Milano sia un grande polo attrattivo – ha concluso Senaldi – certamente più di Como. Ma credo che la Camera di Commercio di Varese abbia un grande pregio perché in questi anni è riuscita a rappresentare in modo adeguato un territorio policentrico è molto diversificato come il nostro, mantenendolo coeso, pur nelle grandi differenze tra nord e sud della provincia. Una specificità che non può essere ignorata».

 

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Ottobre 2016
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